(AGENPARL) – Roma, 16 giugno 2020 – La seconda ondata del Coronavirus potrebbe comprimere i mercati petroliferi, visto che il «rally» del prezzo potrebbe essere giunto al termine.
Lo scoppio del nuovo focolaio di infezioni a Pechino nel fine settimana ha provocato una risposta immediata da parte del Governo cinese: scuole, impianti sportivi, centri commerciali e supermercati hanno visto un altro giro di chiusure e posti di blocco per contenere gli spostamenti nelle zone interessate.
In tutti gli Stati Uniti, le infezioni sono in aumento in molti Stati, anche se gli americani mostrano stanchezza e riluttanza ad indossare la maschera e a seguire le linee guida sul distanziamento sociale.
Tuttavia, a differenza di marzo e aprile, dove l’epicentro della pandemia era New York, le nuove esplosioni di casi sono più concentrate nel sud. Sabato, gli Stati Uniti hanno riportato quasi 26.000 nuovi casi, il totale più alto in quasi un mese.
La seconda ondata è quindi iniziata, anche se la pandemia non è mai andata davvero via perchè non c’è stata una prima e una seconda ondata distinta.
Purtroppo, la ripresa delle infezioni negli ultimi giorni ha causato una svendita nei mercati finanziari, infatti i prezzi del petrolio si sono ulteriormente contratti lunedì, con i prezzi in calo di oltre il 10 percento in meno di una settimana.
Inoltre si prevede che il FMI taglierà le sue previsioni economiche globali quando pubblicherà le nuove cifre il 24 giugno. Il Fondo ha dichiarato in aprile che il PIL globale potrebbe contrarsi del 3% quest’anno.
«Questa pandemia è stata, e continua ad essere, come il gioco del domino », ha detto sabato l’ amministratore delegato del FMI Kristalina Georgieva , indicando la diffusione in corso del virus in tutto il mondo. «E sappiamo tutti che non è finita, finché non è finita ovunque».
La produzione industriale cinese a maggio è aumentata del 4,4% rispetto all’anno precedente, un guadagno inferiore alle aspettative che ha alimentato una maggiore preoccupazione per il rimbalzo economico.
Nel frattempo, continua l’accumulo di petrolio stoccato nei depositi negli ultimi mesi.
La sola Cina dovrebbe aggiungere 440 milioni di barili allo stoccaggio nei primi sei mesi dell’anno, secondo alcune stime di IHS Markit, il più grande aumento di qualsiasi paese mai registrato.
Quell’accumulo da parte della Cina di fatto ha dato una spinta ai prezzi del petrolio, offrendo una fonte di domanda durante le fasi di recessione, anche se non è chiaro se tale situazione possa continuare.
Altro problema legato al mercato petrolifero è il fatto che i prezzi potrebbero essere aumentati troppo già dall’inizio, cioè anche prima che i dati avevano mostrato un aumento delle infezioni da Covid-19, e ciò è dato forse dall’eccessivo ottimismo o come ha dichiarato lunedì la Commerzbank in una nota, indicando le scommesse speculative sull’aumento dei prezzi del petrolio, che i mercati petroliferi sono stati «sordi in un orecchio», concentrandosi solo su notizie positive come il calo della produzione di scisto americano e i tagli all’OPEC +, ignorando i pericoli.
Il coronavirus non è mai andato via e ora si sta diffondendo in nuove aree.
Il Brasile ha recentemente raggiunto il secondo posto in termini di numero di decessi totali da virus.
«Probabilmente le prospettive per il mercato petrolifero torneranno a essere più tenebrose a causa dei dati economici più deboli e delle preoccupazioni circa una seconda ondata della pandemia di Covid-19», ha aggiunto Commerzbank.
«La domanda al di fuori della Cina rimane debole, motivo per cui prevediamo che i prezzi diminuiranno ulteriormente a breve termine».