(AGENPARL) – Roma, 23 aprile 2020 – La situazione in Corea del Sud sta tornando verso la normalità, grazie a dei test approfonditi e ad un sistema nazionale sanitario che sta monitorando le persone infette.
In tutti i paesi di tutto il mondo c’è la volontà di riaprire l’economia ma soprattutto di tornare alla normalità.
A questo punto vale la pena osservare bene come la Corea del Sud è stata in grado di «appiattire la curva» e persino di tenere elezioni parlamentari senza ricorrere a blocchi di sorta, e applicando delle restrizioni alla popolazione.
Dopo aver visto un picco iniziale nelle infezioni COVID -19 a febbraio, la Corea del Sud ha implementato diverse misure per tenere sotto controllo la diffusione del virus.
La Corea del Sud è stata in grado di ridurre il numero di nuove infezioni da 851 del 3 aprile a 22 infezioni a partire dal 17 aprile. Da notare che il tasso di mortalità da COVID-19 si aggira intorno al 2%.
E’ chiaro che sono stati diversi i fattori che hanno contribuito al successo della Corea del Sud, ma due strade sono state fondamentali per la riuscita del paese nell’appiattimento della curva: la prima è quella di aver effettuato dei test approfonditi per il Coronavirus e la seconda un sistema nazionale che è stato efficiente per rintracciare immediatamente ed efficacemente le persone infette da COVID-19.
Quando nel 2015, scoppiò il Mers, la Corea del Sud ha fatto tesoro dell’esperienza acquisita sul campo, imparando che l’infezione che colpiva il personale medico che erano il più esposto, fiaccava le capacità di reazione e quindi di controllo sul virus dei cittadini infetti negli ospedali, trasformandoli in focolai caldi per l’infezione.
Di conseguenza, all’inizio dell’infezione COVID -19, il governo coreano ha assicurato immediatamente al personale medico che fossero forniti adeguati dispositivi di protezione individuale per evitare l’infezione. Ha inoltre creato luoghi di test e trattamenti separati esclusivamente per gli operatori sanitari.
Una volta garantite le strutture sanitarie sicure per i test e i trattamenti, il governo ha iniziato i test per COVID -19 su vasta scala – oltre 440.000 persone – che essenzialmente coprivano tutti quelli con sintomi. Le persone che risultano positive al test sono stare messe in quarantena in unità speciali COVID -19 e trattate.
La Corea del Sud ha concentrato l’attenzione sul trattamento delle persone con sintomi gravi e quindi con meno probabilità di guarigione, piuttosto che concentrarsi sulle persone con sintomi lievi. Ciò ha contribuito a ridurre il tasso di mortalità di COVID -19, e pazienti più indifesi e con sintomi gravi sono riusciti così a guarire.
I paesi che concentrano i loro sforzi nel trattamento di pazienti con una maggiore probabilità di sopravvivenza possono portare a un tasso di mortalità più elevato in quanto i pazienti più deboli muoiono.
Test approfonditi sono fondamentali per un passaggio cruciale, cioè per identificare lo stato dell’infezione nel paese – dove si stanno verificando i focolai. In altre parole capire chi è infetto e chi no.
Questi dati diventano quindi un trampolino di lancio per identificare eventuali hotspot di infezione nel paese e per rintracciare e identificare la popolazione che è venuta in contatto con quelle persone infette.
Ciò che distingue il modello coreano nel controllo di COVID -19 è la sua capacità di rintracciare gli individui con diagnosi di malattia che potrebbero essere entrati in contatto con gli individui infetti. È noto come COVID -19 Smart Management System (SMS).
I Centri della Corea del Sud per il controllo e la prevenzione delle malattie (KCDC) gestiscono il sistema di tracciamento dei contatti che utilizza i dati di 28 organizzazioni come National Police Agency, The Credit Finance Association, tre società di smartphone e 22 società di carte di credito per tracciare il movimento delle persone con COVID -19. Questo sistema richiede 10 minuti per analizzare il movimento degli individui infetti Per le persone che entrano in contatto con una persona infetta, il KCDC informa il centro sanitario pubblico vicino alla residenza del cittadino infetto e il centro sanitario invia loro la notifica. Se risultano positivi, vengono ricoverati presso il COVID-19 strutture speciali. A quelli senza sintomi viene chiesto di rimanere in quarantena per 14 giorni.
La base giuridica per l’accesso a tali informazioni personali è stata preparata dopo l’ epidemia del MERS del 2015, quando il governo ha appreso che è fondamentale tracciare il movimento di persone infette e persone che sono venute in contatto con loro. Come misura di sicurezza, solo gli investigatori dell’epidemia del KCDC possono accedere alle informazioni sulla posizione e una volta terminato l’epidemia COVID -19, le informazioni personali utilizzate per la traccia dei contatti verranno eliminate.
Il modello della Corea del Sud – basandosi sulla rapida disponibilità dei test, sulle strutture mediche COVID -19 sicure e su un sistema di tracciamento dei contatti gestito dal governo – aiuta a evitare un approccio autoritario di chiusura di un’intera città, come abbiamo visto in Cina ed in Italia.
Un blocco forzato (e prolungato) ha conseguenze democratiche, ha ripercussioni a livello personale in quanto limitano la libertà individuale sancita costituzionalmente, per non parlare della questione delle restrizioni che riguardano i giornalisti.
Una situazione che potrebbe avere conseguenze durature -diciamo nel mondo post-COVID-19- come l’abuso del potere politico e una seria minaccia alle libertà individuali attraverso una sorveglianza intrusiva.
Attualmente, gli Stati Uniti, attraverso il presidente Donald Trump, stanno valutando la possibilità di riaprire il Paese e anche altri Stati stanno seguendo la stessa strada e ciò è dovuto principalmente alla forte preoccupazione per l’andamento dell’economia.
Ma senza misure efficaci da mettere in atto per contenere il virus, significherebbe avere una nuova ondata di pandemia con una crescita esponenziale dell’infezione.
Gli epidemiologi hanno affermato che la chiave per sconfiggere la pandemia di COVID -19 sta nell’identificare i punti caldi dell’infezione e nel recidere il circolo vizioso dell’infezione.
Un efficace sistema di tracciamento dei contatti è un componente cruciale di questo approccio e questo può essere potenzialmente emulato negli Stati Uniti
Attualmente è disponibile della tecnologia in grado di creare un sistema di tracciamento dei contatti delle persone infette da COVID-19. Con l’aiuto di tale sistema, i vari governi potrebbero identificare la popolazione infetta e gli hotspot, rintracciarli e metterli in quarantena per il trattamento in strutture mediche preposte e fornite adeguatamente con i DPI necessari.
Attualmente, c’è un senso di normalità che ritorna in Corea del Sud. Nessuna città è sotto blocco, i ristoranti, le chiese, i bar, le palestre e gli istituti scolastici sono autorizzati ad aprire se osservano le linee guida della quarantena del governo, i treni e gli autobus funzionano nei tempi previsti, i negozi di alimentari sono completamente riforniti e il paese ha appena tenuto elezioni parlamentari a metà aprile. I cittadini indossano maschere ed esercitano in ogni momento l’allontanamento sociale per prevenire ulteriori infezioni.
L’approccio della Corea del Sud al COVID-19 potrebbe essere un suggerimento efficace ad un possibile percorso dell’Italia nella riapertura del paese senza dover sottoporre i cittadini all’autorità coercitiva dello stato e compromettere il nostro ideale democratico.
Quello che non si capisce è perché si continua a ragionare con i paraocchi, chiudendo, vietando, bloccando, tutto e tutti. E questa la dice lunga sulle capacità professionali dei vertici che non sono stati in grado di tracciare una rotta ben chiara su come uscire dal tunnel e far ripartire il Paese. E’ un paese dove anzichè riparare una buca chiudiamo l’intero quartiere per non avere responsabilità… ma nel frattempo lo stipendio statale a fine mese arriva lo stesso….