(AGENPARL) – mar 17 settembre 2024 L’Assemblea legislativa discute la proposta firmata da Lega, FdI e Patto
civico. Illustrate le relazioni di maggioranza (Paola Fioroni – Lega) e
minoranza (Tommaso Bori – Pd)
(Acs) Perugia, 17 settembre 2024 – L’Aula di Palazzo Cesaroni ha iniziato
la discussione delle “Integrazioni e modificazioni al testo unico Sanità e
Servizi sociali”, a firma Fioroni (Lega), Pastorelli (FI), Peppucci,
Carissimi, Rondini, Mancini, Nicchi (Lega), Pace (FdI) e Fora (Patto civico),
definita “Legge sulla Famiglia”. Prima dell’illustrazione del
provvedimento la maggioranza dei consiglieri ha bocciato la richiesta
avanzata da Thomas De Luca (M5S) di sospendere i lavori per ascoltare i
rappresentanti delle diverse associazioni che assistevano ai lavori d’Aula.
I contenuti della norma sono stati spiegati dalla prima firmataria PAOLA
FIORONI (Lega): “Negli ultimi giorni ho letto contestazioni che mi sono
sembrate lontane dalla realtà. Credo nel sociale quale investimento che crea
valore, sviluppo e coesione e rappresenta non certo un costo. Nel nostro
programma elettorale una parte importante era dedicata alla valorizzazione
della famiglia, come mezzo per creare valore pubblico e tutela della
comunità regionale. Questo atto, che risale al 2020, è stato al centro di
audizioni alle quali hanno partecipato molte associazioni, le cui
osservazioni in alcuni casi sono state anche recepite. Non si tratta quindi
di una iniziativa elettorale, visto che risale a 4 anni fa ed ha richiesto un
lavoro piuttosto importante. La portata della legge sta soprattutto nel
sostenere le funzioni della famiglia e promuovere la formazione di nuovi
nuclei familiari rimuovendo gli ostacoli di ordine sociale, culturale ed
economico che impediscono le nuove nascite grazie a nuovi finanziamenti, una
programmazione triennale e fondi strutturali per un ammontare complessivo di
30 milioni.
Sappiamo che il progetto di vita di una famiglia può essere messo in
difficoltà dai momenti di cambiamento: una nuova nascita, una malattia, un
decesso, una crisi economica dovuta alla perdita del lavoro o una
separazione, ed in ogni fase la famiglia ha bisogno di ricostruire equilibrio
e resilienza soprattutto a tutela dei minori e dei figli. E proprio in questa
direzione va questa legge.
Tra le novità più significative del testo ci sono l’impegno della Regione
per la tutela dei minori, la genitorialità, la natalità, l’informazione e
la formazione delle coppie e dei nuovi nuclei familiari. Il supporto delle
famiglie monoparentali, numerose, separate, divorziate o adottive. Il
sostegno dell’associazionismo familiare, alla tutela della vita fin dal
concepimento e più generale alla famiglia nel proprio progetto di vita.
Viene introdotto il sostegno alla natalità come misura strutturale anche per
le famiglie adottive e il Fondo regionale di solidarietà in favore dei figli
orfani.
Si prevede il sostegno alle gestanti e alle madri in difficoltà, alla
genitorialità anche in caso di separazione e divorzio, anche attraverso
l’armonizzazione dei tempi di vita personale e professionale, per conciliare
gli impegni familiari con l’attività lavorativa, rendendo strutturale il
bonus neo-mamme e promuovendo politiche di welfare aziendale, destinati ai
genitori, nonché potenziando i servizi per l’infanzia. Verranno rafforzati
i servizi di mediazione familiare, nel rispetto della volontarietà ed in
ottemperanza delle norme nazionali e della Convenzione di Istanbul sulla
prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la
violenza domestica. Saranno potenziati i consultori affinché possano essere
concretamente fruibili ed accessibili, fornire informazioni sulla
genitorialità e la maternità consapevoli, nonché sull’adozione e
l’affidamento di un minore.
Previsto il consolidamento e la continuità dei ‘Centri per la famiglia’
che, in raccordo con i consultori familiari, favoriscono la stretta
integrazione tra servizi sociali, educativi, psicopedagogici e sanitari, con
lo scopo di promuovere la genitorialità e il ruolo sociale, educativo e di
cura delle famiglie e promuovendo un maggiore protagonismo di famiglie e
associazioni. Sarà istituito il ‘Fattore famiglia dell’Umbria’,
strumento integrativo dell’Isee per la definizione delle condizioni
economiche e sociali che consentono di accedere agli interventi previsti per
la famiglia. Verrà creato il ‘Dipartimento per la famiglia’, con
funzioni propositive, di coordinamento e di monitoraggio delle politiche
trasversali in favore della famiglia, nonché di valutazione degli effetti
prodotti dagli interventi previsti nel Piano triennale regionale. A questo
fine il Dipartimento per la famiglia si avvale di un Tavolo di consultazione
composto anche dai rappresentanti delle famiglie del territorio regionale.
Previsti inoltre i ‘Distretti famiglia’, aggregazioni volontarie delle
comunità e strumento di integrazione nel territorio di tutte le
organizzazioni, gli enti che possono lavorare in sinergia per le politiche
familiari in cui vengono sviluppate azioni di partenariato e di
co-progettazione al fine di promuovere e valorizzare la famiglia. Istituito
inoltre l’Elenco regionale degli organismi di rappresentanza delle
famiglie, per garantire un effettivo coinvolgimento delle associazioni nelle
politiche familiari.
La legge punta al sostegno del progetto di vita e della libertà di scelta
del proprio domicilio delle persone anziane, non autosufficienti e con
disabilità. Introduce il fondamentale riconoscimento per il ruolo ed il
lavoro del caregiver familiare prevedendo il coinvolgimento e il supporto di
questa figura indispensabile nell’organizzazione familiare, senza prevedere
una monetizzazione in caso di una condizione di disabilità. Individua gli
strumenti necessari ad assicurare un effettivo diritto allo studio nonché la
continuità scolastica, soprattutto con riferimento agli alunni con bisogni
educativi speciali, prevedendo anche contributi sui costi sostenuti dalla
famiglia per la frequenza scolastica.
Nel riconoscere e promuovere il ruolo della famiglia, la società gioca la
sua stessa sopravvivenza. Occorre riconoscere e valorizzare le dinamiche
familiari laddove, tramite la crescita e l’educazione dei figli,
l’attività di care dei familiari, le funzioni di ammortizzatore sociale e
tutte le attività di contorno, tali dinamiche contribuiscono
significativamente alla produzione di ricchezza del Paese. Famiglia vuol dire
tessitura di legami, solidarietà intergenerazionale, rapporto di
prossimità, parentela e vicinanza, dimensioni che consentono il
rafforzamento della coesione comunitaria. La famiglia è anche una cellula
economica fondamentale, centro di redistribuzione del reddito e delle
rendite, ammortizzatore economico in caso disoccupazione, luogo in cui si
educano le nuove generazioni sui temi dello sviluppo sostenibile, ed è
soprattutto generatore di capitale sociale, tutelando i deboli, prevenendo
l’abbandono scolastico, promuovendo la partecipazione e la socializzazione
dei figli. Le politiche familiari, quelle di reale sostegno strutturato e
strutturale, possono incidere positivamente sia sulla disoccupazione che
sulla sfida demografica, e possono essere decisive nell’affrontare e nel
prevenire la povertà e l’esclusione sociale.
Il calo demografico è il problema più critico per la nostra Regione: una
perdurante sproporzione tra decessi e nuovi nati, e una tendenza dei giovani
a cercare altrove una possibilità di vita. I nostri borghi perdono abitanti,
così come le grandi città, e la popolazione invecchia, aumentando le
aspettative di vita per uomini e donne e aumentando le cronicità e le
necessità assistenziali. Le dinamiche demografiche sono e saranno sempre di
più uno dei fattori cruciali dell’economia, e lo stesso sviluppo
dell’Umbria dipenderà non solo dalle politiche economiche, ma anche da
quelle sul benessere familiare, che aiutano a mantenere le persone sul
territorio e sanno innescare dinamiche equilibrate con rapporti sostenibili
fra giovani e anziani.
Il relatore di minoranza, TOMMASO BORI (Pd), ha evidenziato che “siamo
partiti molto male, impedendo alle persone che sono qui oggi di confrontarsi
con noi prima del voto. Concordo sul fatto che è stato fatto un lavoro
incredibile, che però è privo di credibilità. Questo atto, depositato nel
2020, viene portato in Aula dopo 4 anni, per la campagna elettorale. Il testo
è stato modificato lo scorso 11 luglio scorso con un emendamento interamente
sostitutivo che ha modificato un articolato che era stato più volte
pubblicizzato dalla destra umbra e di cui era stata annunciata
l’approvazione entro la fine del 2023. Quindi la Terza commissione ha
discusso un atto per anni e oggi votiamo un testo diverso. Inoltre nella
seduta in cui è andata in votazione la proposta di legge emendata la
richiesta di svolgere nuovamente un’audizione con le associazioni ascoltate
precedentemente è stata bocciata, nonostante fosse anche previsto dal
regolamento interno, creando un precedente e limitando i diritti delle
minoranze e il diritto di partecipazione dei cittadini.
Questa legge è uno strumento di cui la destra aveva bisogno per l’ennesima
campagna elettorale reazionaria e oscurantista. Esso ha al suo interno troppi
spazi di ambiguità e che potrebbe consegnare i Consultori dell’Umbria ad
associazioni che si oppongono alla libertà delle scelte sul corpo della
donna. Sarebbe la degna conclusione di un mandato iniziato con la negazione
dell’interruzione di gravidanza farmacologica, portando in piazza migliaia di
persone e rendendo l’Umbria un esempio negativo. La destra, mentre parla di
famiglia tradizionale, non ne ha neppure una, come dimostrano i casi
Giambruno, Lollobrigida e Sangiuliano. Per la maggioranza quindi ideologie e
i principi portati avanti sono solo uno strumento acchiappa voti. Da questa
legge emerge quanto sia distante dalla nostra società il concetto di
famiglia unica e tradizionale che è alla base di tutta la proposta. In
particolare all’articolo 1 si sostituisce la parola ‘famiglie’ con
‘famiglia’, definizione che non tiene conto della realtà delle
formazioni familiari nel nostro paese e della loro evoluzione nel corso del
tempo, presentando anche evidenti profili di incostituzionalità. Si tratta
di un testo ideologico, patriarcale e oscurantista, che vorrebbe manipolare
le opinioni e le scelte delle persone, ed in particolare delle donne, per
eliminare la cultura dell’autodeterminazione e della libertà di scelta.
Questa non è una legge per la famiglia, è una legge contro le famiglie. Non
è una legge in favore della donna, ma è una legge contro le donne. Non è
una legge per la comunità Lgbtqi+, ma è una legge contro la comunità
lgbtqi+.
La norma determina un concetto di famiglia a senso unico disconosce le altre
forme di famiglia, andando contro il riferimento fondamentale agli articoli 2
e 3 della Costituzione, nonché all’articolo 9 dello Statuto regionale.
Nella civiltà moderna occorra fare riferimento a una pluralità di modelli
familiari differenti, tutti meritevoli di eguale tutela, promozione e
protezione da parte delle istituzioni pubbliche. L’articolo 29 della
Costituzione non definisce la famiglia come unione esclusiva di un uomo e una
donna (c.d. famiglia tradizionale) ma come ‘società naturale’. In
contrasto con la visione totalitaria secondo cui è lo Stato a decidere quali
famiglie possono esistere e quali invece possono essere sciolte a forza, come
avvenne nel caso dei matrimoni fra ebrei e non ebrei. È a questo concetto
che la Corte costituzionale si è richiamata per sottolineare il fatto che la
Costituzione italiana non vieta il matrimonio fra persone dello stesso sesso.
Ed è sulla base di concetti di questo tipo che anche i tribunali italiani
hanno iniziato a stabilire che anche la famiglia formata da due persone dello
stesso sesso è ‘naturale’. Alla famiglia c.d. tradizionale se ne
affiancano certamente altre, come quelle monoparentali, quelle di fatto,
quelle omogenitoriali. Quanto è lontano dalla realtà della nostra società
un testo come questo, che così come elaborato considera legittima, degna di
difesa e destinataria di risorse una sola tipologia di famiglia, quella
formata da un uomo e una donna uniti in matrimonio con prole, dimenticando
tutte le altre realtà familiari, compreso chi non riesce ad avere figli o
chi non vuole averne. Una proposta, questa, che dimentica che nel 2016, in
ossequio alle norme sovranazionali in materia di famiglia (soprattutto le
norme della CEDU), a seguito di un complesso ed articolato percorso
parlamentare è stata finalmente approvata la ‘Legge Cirinnà’ n.76/2016,