(AGENPARL) – gio 11 luglio 2024 Il punto sulla sicurezza nell’intervento del dottor Fausto Lamparelli
(Acs) Perugia, 11 luglio 2024 – “Con la presenza del dottor Lamparelli oggi
in Commissione si chiude il cerchio di ricognizione in materia di sicurezza e
infiltrazioni criminali nella nostra regione. Ora l’impegno per portare in
Aula prima della fine della legislatura la legge regionale in materia di
sicurezza su cui abbiamo lavorato in questi anni, ripartendo
dall’originaria proposta di chi ci ha preceduto, che abbiamo sviluppato,
ampliato e condiviso con tutti i soggetti interessati”: così il presidente
della Commissione regionale d’inchiesta sulla criminalità organizzata e
sulle infiltrazioni mafiose, Eugenio Rondini, nella giornata dedicata
all’audizione del Questore della provincia di Perugia, Fausto Lamparelli.
Il Questore ha ribadito la massima attenzione sul versante delle
infiltrazioni criminali, confermando un assunto già noto: non si rileva una
criminalità organizzata endemica di tipo mafioso in Umbria, dove mancano gli
appigli di base su cui si fanno forti le organizzazioni come Cosa nostra,
Ndrangheta, Camorra e Sacra corona unita. In Umbria, infatti, non attecchisce
l’intimidazione e i cittadini non sono omertosi anzi, in molti casi vanno
oltre, denunciano e segnalano. C’è una percezione della sicurezza di tipo
partecipato, non è solo nelle mani delle forze dell’ordine. Per questo il
Questore ritiene fondamentale la collaborazione con cittadini, associazioni,
istituzioni, ordini professionali e scuole. Lamparelli ha sottolineato
l’impegno costante profuso nella prevenzione, nella diffusione a tutti i
livelli, proprio a cominciare dalle scuole, delle informazioni e della
formazione degli operatori alle varie problematiche inerenti la sicurezza ad
ogni livello. Alle forze dell’ordine spetta il compito di monitorare quelli
che sono i reati spia come incendi, danneggiamenti, false fatturazioni per
operazioni inesistenti da parte di società che sono in grado di accendere
mutui e ottenere credito, per verificare se sotto c’è qualcosa di diverso.
Seppure non vi siano radicamenti stanziali della criminalità organizzata di
stampo mafioso, la guardia non viene mai abbassata.
“Va contrastata – ha aggiunto il Questore – anche l’azione della
criminalità organizzata non mafiosa, per lo più di etnia straniera,
albanese, tunisina o nigeriana, dedita a reati anche molto gravi, su tutti il
traffico di sostanze stupefacenti. Le indagini hanno dimostrato che esistono
strutture criminali complesse che hanno collegamenti con la madrepatria e
hanno carattere di transnazionalità, cioè soggetti della stessa etnia
presenti in altri Stati che possono essere anche autonomi ma che consentono
di mandare avanti i traffici. Il nostro è un territorio dove non c’è una
criminalità stanziale ma una criminalità organizzata con elevata
pericolosità sociale. Preoccupano i reati contro il patrimonio, come il
furto in appartamento: il fantasma di qualcuno in casa rimane a lungo, il
furto è come se fosse fatto a tutto il palazzo, a tutto il quartiere, così
salgono la preoccupazione e la percezione di insicurezza. Vale anche per i
furti dentro gli esercizi commerciali, dal semplice furto di merce esposta ai
casi più complessi con le spaccate, fenomeno che stiamo contrastando anche
con la sinergia costante con le associazioni di categoria. Questo genere di
reati sono quasi sempre attribuibili a soggetti pendolari del crimine,
provenienti da altre città, che vengono in Umbria con spedizioni mirate.
Questo rende più difficili le indagini. Contro questo tipo di reati è
necessario investire sempre di più, è utile una sorveglianza efficiente e
moderna. Più le strade saranno vigilate e più difficile sarà compiere
questi reati, investire sulla sicurezza è un ottimo deterrente”.
“Negli ultimi tempi – ha proseguito il Questore nella sua analisi – si
sono moltiplicate le truffe informatiche, figlie della tecnologia, un
processo con cui dobbiamo convivere e dobbiamo abituarci a nuove forme di
comunicazione a tutti i livelli, partendo dalle scuole. Investire nel
digitale è importante, non si può tornare indietro. Internet è aperta,
vedo e faccio quello che voglio, perciò servono campagne di
sensibilizzazione, spiegare cosa succede per evitare di andare a comprare le
cose da soggetti che non si sa chi siano. Nessun commerciante può vendere a
meno del prezzo che una merce vale, questo bisogna saperlo. Spesso questi
soggetti non esistono nemmeno, sono virtuali. E questi reati aumentano con
l’aumentare dei fruitori della rete e di chi può cadere nei tranelli.
Serve conoscenza e informazione, così come per i reati di cui cadono vittime
gli anziani contattati da persone senza scrupoli che si approfittano della
loro condizione, spesso di isolamento, che li porta anche a conversare con
sconosciuti o persone che si fingono conoscenti. Anche per questo andiamo nei
centri per anziani a parlarne e partecipiamo al protocollo operativo stilato
con la Croce rossa”.
“Un’altra fenomenologia criminale piuttosto diffusa – ha continuato
Lamparelli – è quella in danno delle donne vittime di stalking e il triste
fenomeno dei femminicidi, che è molto attenzionato dalle forze
dell’ordine. Stiamo migliorando su questo versante, anche attraverso
l’analisi di quello che accade, per poi portare i risultati
all’attenzione della politica e del legislatore, come abbiamo fatto con
l’altra Commissione d’inchiesta dell’Assemblea legislativa, quella sui
femminicidi. L’aspetto repressivo è nelle mani della Magistratura ma la
prevenzione è nostro compito e su questo si deve investire. Quando in una
coppia si arriva allo schiaffo – ha detto – è già tardi. La prevenzione
è tutto quello che c’è prima dello schiaffo, fornire una tutela avanzata,
provarci. Abbiamo investito molto sulla formazione e la prevenzione, anche le
istituzioni lo hanno fatto, per riconoscere i segnali del ciclo di violenza
che può spingersi molto in là. Spesso le vittime non denunciano, ma gli
strumenti ci sono, a partire dal braccialetto elettronico e anche
dall’istanza di ammonimento, che spesso è decisiva: sei ammonito, ti stai
comportando male, incorri in una sanzione amministrativa che poi risulta
decisiva se si sconfina nel penale, aggravando la pena. Nella maggior parte
dei casi ha effetto, in pochi casi la persona va oltre. È inoltre dimostrato
che se si sottopone il maltrattante al trattamento di recupero si evita il
concretizzarsi di situazioni pericolose. Gli specialisti li valutano e li
indirizzano verso i presidi assistenziali”.
Infine il punto sui giovani: “il fenomeno di aggregazioni di minori
stranieri in gruppi che commettono delitti ai danni di coetanei ci sono, li
seguiamo, ma sono fenomeni contenuti. Seguiamo con grande attenzione anche i
fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, investendo molto sulla prevenzione
e sulla formazione nelle scuole: abbiamo incontrato 9mila studenti,
sottraendo tempo ad altre attività per dedicarlo ai giovani, perché non è
mai tempo perso. Io stesso vado nelle scuole, i nostri giovani sono molto
sensibili e attenti. Devono essere informati, loro e le loro famiglie, di
quelle che sono le conseguenze di atti di bullismo, a volte gravissime,
cagionando eventi drammatici. Quando un minorenne va oltre la legge, commette
un reato ed è una sconfitta degli adulti a tutti i livelli, dalla famiglia
al Questore”.
“La nostra attività di controllo del territorio – ha concluso – è
incessante, molto attivo il circuito informativo, i confronti settimanali, le
riunioni del Comitato per l’ordine e la sicurezza, la partecipazione di
tutti i soggetti. Interveniamo sulle segnalazioni ricevute e andiamo a
controllare con tutte le nostre risorse. Crediamo molto nella prevenzione,
per evitare che le cose accadano. Quando intercettiamo prima il problema, il
reparto investigativo è più efficiente. Facciamo il massimo di quello che
si può, accettando la critica per migliorare, e se qualcuno ci dice che
abbiamo sbagliato lo prendiamo in considerazione, possiamo aggiustare il
tiro. Dico sempre al personale di dare sempre una risposta, se ci chiamano
ascoltiamo e se non è nostra competenza dobbiamo poter dire a chi
rivolgersi, vogliamo essere quelli della porta aperta”. PG
link alla notizia: http://consiglio.regione.umbria.it/node/78872
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