(AGENPARL) – mar 16 gennaio 2024 L’Assemblea legislativa boccia, con 6 voti favorevoli della minoranza e 12
voti contrari della maggioranza, la mozione di Pd, M5S e Misto
(Acs) Perugia, 16 gennaio 2024 – L’Assemblea legislativa dell’Umbria ha
respinto, con 6 voti favorevoli della minoranza e 12 voti contrari della
maggioranza, la mozione su “ospedale ‘San Matteo degli infermi’ di
Spoleto e terzo polo ospedaliero regionale” presentata dai consiglieri di
opposizione Michele Bettarelli (primo firmatario), Tommaso Bori, Simona
Meloni, Fabio Paparelli (Pd), Thomas De Luca (M5s), Vincenzo Bianconi e
Donatella Porzi (Misto).
Prima del voto, Bettarelli ha illustrato l’atto di indirizzo spiegando che
“nonostante gli impegni assunti dalla Giunta regionale, ad oggi buona parte
dei reparti e dei servizi al ‘San Matteo degli Infermi’ di Spoleto non
sono stati riattivati, o lo sono stati in forma ridotta, penalizzando
l’azione di cura e assistenza della sanità pubblica del territorio,
compreso il reparto di Emergenza/Urgenza, che copre un’ampia zona
disagiata. La Giunta ha adottato una serie di atti che, all’insegna del
cosiddetto progetto di integrazione ‘Terzo Polo Ospedaliero Regionale’,
attuano e configurano di fatto un ridimensionamento del presidio ospedaliero
di Spoleto, prevedendo per lo stesso residue attività programmate a bassa
intensità terapeutica con attitudine prevalentemente geriatrica e
ambulatoriale. Il ‘Piano di Efficientamento e Riqualificazione del Sistema
Sanitario 2022-2024’, approvato dalla Giunta, ipotizza l’unificazione
funzionale ed operativa con il presidio ospedaliero di Foligno, facendo
gravare quasi esclusivamente le ipotizzate misure di risparmio per il
riequilibrio finanziario dell’intero servizio sanitario regionale nel
nosocomio di Spoleto. Ed anche le prestazioni di Emergenza-Urgenza vengono
concentrate su Foligno, privando in tal modo l’ospedale di Spoleto della
qualifica effettiva e sostanziale di Dea di I livello. Infine la Giunta ha
preadottato un ‘Provvedimento generale di Programmazione della dotazione
dei posti letto ospedalieri del SSR’, che riduce di ulteriori 24 posti
letto la dotazione dell’Ospedale di Spoleto, con soppressione dell’Unità
di Terapia Intensiva Cardiologica e della Neurologia, nonché il
ridimensionamento dell’Unità di Ostetricia e Ginecologia da 18 a 7 posti
letto, e la contestuale chiusura del Punto Nascita. Chiediamo quindi alla
Giunta regionale di avviare il ripristino di tutti i reparti (Medicina,
Chirurgia, Cardiologia, UTIC, Urologia, Ortopedia, Ostetricia con Punto
Nascita, Pediatria, Ginecologia, Oncoematologia, Terapia Intensiva,
Oculistica) e servizi ospedalieri attivi nell’ospedale ‘San Matteo degli
Infermi’ al momento della temporanea trasformazione dello stesso in
ospedale Covid, garantendo ogni attivazione necessaria per un nosocomio DEA
di I Livello; di proseguire con l’integrazione dei plessi ospedalieri di
Foligno-Spoleto-Valnerina, garantendo ad ogni struttura pari dignità e
valorizzando il ‘San Matteo degli Infermi’ quale unico ospedale DEA di I
Livello all’interno dell’area cratere del sisma 2016; di riconsiderare
totalmente l’ipotesi del ‘Codice unico ospedaliero’ per i nosocomi di
Foligno-Spoleto-Valnerina; di valutare altresì ogni proposta di integrazione
delle specialistiche con altri ospedali dell’Umbria, riconoscendo
l’autonomia tecnico-operativa e gestionale dell’ospedale di Spoleto; di
subordinare qualunque ipotesi, con atti concludenti, la riapertura di un
leale e democratico confronto tra la Giunta e l’Amministrazione Comunale di
Spoleto e le associazioni territoriali impegnate sul tema nel territorio, con
l’obiettivo di reimpostazione del ruolo fondamentale dell’ospedale DEA di
Spoleto nella rete sanitaria regionale”.
INTERVENTI
Simona Meloni (Pd): “Avete fatto molte promesse che non state mantenendo.
In questa regione il diritto alla salute non è più garantito. 75mila
anziani in Umbria non si possono curare perché non se lo possono permettere,
perché abitano in luoghi disagiati o perché è necessario fare turismo
sanitario per spostarsi verso i presidi ospedalieri. Parte della popolazione
resta scoperta e privata del diritto alle cure. La mobilità attiva verso
l’Umbria si è azzerata mentre quella passiva, quella degli umbri che sono
costretti ad andare altrove, è cresciuta a dismisura. Lo smantellamento dei
migliori servizi sanitari dell’Umbria prosegue per privilegiare il privato,
facendo l’opposto di quanto ci è stato insegnato dalla crisi pandemica. La
de-ospedalizzazione non viene attuata e questo porta al sovraffollamento dei
pronto soccorso e al ricorso pressoché obbligatorio al privato. Chiediamo di
porre attenzione ad una parte di territorio che simboleggia un sintomo
dell’abbandono dei cittadini da parte della Regione”.
Tommaso Bori (Pd): “Il 22 dicembre siamo stati a Spoleto e poi in Valnerina
per un sopralluogo e un dialogo con i cittadini e i pazienti sulla vera
situazione della sanità umbra. Per privatizzare non servono delibere, è
sufficiente non far funzionare il servizio pubblico. Questa mozione riporta
le richieste approvate dal Consiglio comunale di Spoleto. Quell’ospedale è
stato depotenziato, ci sono professionisti sotto utilizzati, c’è un Pronto
soccorso privato dei mezzi per funzionare al meglio. La promessa di
ripristinare i servizi, dopo il periodo della pandemia, non è stata
rispettata. Non possiamo permetterci di lasciare ai margini i territori e i
cittadini dell’Umbria”.
Donatella Porzi (Misto): “I dati certificano che sulla sanità la Giunta
non sta operando bene. Abbiamo sempre riconosciuto le difficoltà legate al
covid. Ora però dobbiamo superare delle situazioni non accettabili. La
mobilità e il ricorso al privato stanno diventando allarmanti. Che fine ha
fatto la convenzione con l’Università che doveva risolvere tutti i
problemi? Cosa è stato fatto per fermare l’esodo dei professionisti
dall’Umbria? Per esperienza personale ho visto il personale sanitario che
resiste eroicamente per cercare di dare risposte alle persone fragili che
hanno il diritto di curarsi”.
Vincenzo Bianconi (Misto): “Le categorie più vulnerabili e gli anziani
hanno bisogno di assistenza e servizi proprio nelle aree come Spoleto e la
Valnerina. Oggi, chi può scegliere dove vivere, punta a luoghi in cui la
qualità della vita sia alta. Ed in cui sia garantita l’assistenza
sanitaria. Chi se lo può permettere sceglie la sanità privata oppure si
trasferisce dove i servizi ci sono. Nel frattempo anche i professionisti
sanitari preferiscono trasferirsi altrove per trovare una diffusa qualità
della vita e dei servizi, anche sanitari. Spoleto è sempre stata il ‘porto
sicuro’ dello spoletino e della Valnerina. Un porto sicuro che ora è
diventato Foligno ma che rischia di allontanarsi ancora verso Terni o
Perugia. Anche il turismo risente delle mancate risposte sanitarie,
soprattutto con i viaggiatori americani, che sono molto sensibili su questo
argomento. Le grandi aziende scelgono di investire in territori che siano
coperti da servizi adeguati. Fu promesso che dopo il covid l’ospedale di
Spoleto sarebbe tornato ad avere tutti i servizi di cui disponeva ma questo
non è avvenuto”.
Luca Coletto (assessore alla Sanità): “Non c’è nessuna volontà di
depotenziare i servizi sanitari. In Italia mancano gli infermieri e si
registra una mancanza cronica di medici, nonostante l’aumento delle borse
di studio. Per preparare dei medici ci vogliono però 5-6 anni. Nel 2025 ci
sarà il massimo dei pensionamenti dei dirigenti medici e quindi saremo
ulteriormente in difficoltà. Sarà quindi necessario efficientare tutti i
servizi. Questo però non significa chiuderli. Per il Punto nascita avevamo
chiesto la deroga ma ci è stato negato. Il reparto di ginecologia non è
stato chiuso ma solo spostato di piano. Il Terzo polo segna solo
l’integrazione funzionale di due presidi, non c’è un codice unico, e di
5 strutture ospedaliere: Foligno e Spoleto Dea di Primo livello, Norcia,
ospedale di base per acuti, Trevi e Cascia ospedali riabilitativi. Più del
90% delle operazioni chirurgiche sono programmate. L’ambito più
appropriato per la chirurgia di emergenza è sicuramente Foligno. Le
strutture complesse erano già uniche e inserite nella dgr 212/2016 ed erano
state accorpate.
Vengono accorpate a Foligno, in una unica struttura complessa, cardiologia,
ostetricia, ginecologia, anestesia e rianimazione. Restano a Spoleto le
strutture semplici, con un responsabile, un ‘vice primario’ che risponde
di queste strutture. Non si tratta quindi di un depotenziamento. A Spoleto
vengono accorpate in una unica struttura complessa ortopedia, traumatologia e
radiologia con attivazione di strutture semplici a Foligno in coerenza con la
mission di struttura per le attività programmate. Vengono mantenute e
potenziate tutte le attività ambulatoriali di entrambi gli ospedali.
L’integrazione funzionale permette sedi fisiche con i requisiti e il
personale per garantire le attività preposte, strutturando idonei percorsi
di presa in carico, indirizzando il paziente al setting assistenziale
adeguato.
L’ospedale di Spoleto mantiene la qualifica di Dea di Primo livello,
integrato funzionalmente con Foligno. Rispetto all’unità di terapia
intensiva cardiologica, Spoleto non raggiunge il volume minimo di attività
per la cura dell’infarto miocardico e la programmazione indirizza a Foligno
la gestione delle emergenze cardiologiche. La riabilitazione cardiologica e
le attività di cardiologia programmate restano invece a Spoleto, che
manterrà il relativo reparto. Il numero minimo di parti annui è di 500,
obiettivo che invece a Spoleto non è stato raggiunto, nonostante gli
interventi regionali per il sostegno alla natalità. L’obiettivo primario
per le situazioni tempo dipendenti è di garantire l’assistenza sanitaria in
sicurezza per i pazienti. Tutto ciò per rispettare gli standard e gli
obiettivi nazionali, garantendo risposte assistenziali congrue, un approccio
di cura omogeneo, una presa in carico adeguata. A breve entrerà in vigore un
regolamento ospedaliero sulle sale operatorie affinché vengano rispettate
tempistiche ottimali in ogni presidio”.
Thomas De Luca (M5S): “L’ospedale di Spoleto è già stato praticamente
chiuso. Quello che ci viene raccontato è distante da quanto vivono le
persone ogni giorno. Ho purtroppo avuto modo di vedere come non funzionano il
Pronto soccorso di Terni e quello di Spoleto, dove mancano i mezzi e il
personale. Non può esistere un Dea di Primo livello se non viene garantita
l’emergenza-urgenza. Due anni fa ho presentato una interrogazione sulla
copertura dei posti a cardiologia, alle cui selezioni non ha partecipato
nessuno perché quella struttura è in via di dismissione. State continuando
a fare scelte per dare un assetto geriatrico all’ospedale di Spoleto.
L’ambulatorio di pneumologia è stato chiuso a novembre senza alcuna
comunicazione. In terapia intensiva ci sono solo 3 letti. L’aumento dei
posti letto c’è stato solo per la sanità privata. L’efficientamento della
sanità pare essere a senso unico e i medici ricevono costantemente offerte
per passare alla sanità privata. Proprio questa mattina ho avuto conferma
che esistono medici a chiamata anche a Spoleto, al contrario di quanto è
stato detto durante il question time. Vorrei che fossero pubblicati i numeri
di Branca e Orvieto rispetto al numero dei parti annui. Quelle sono aree
interne in cui giustamente ci si pone il problema di garantire i servizi
necessari. Mentre su Spoleto, con un ospedale chiuso per mesi, i dati sono
stati conteggiati in modo errato. Segnalo in proposito che viene negato
l’accesso agli atti e mi viene impedito di avere accesso alle comunicazioni
del ministero della Salute”.
Roberto Morroni (Forza Italia): “Non bisogna affrontare questi argomenti
con la demagogia e per cercare facili consensi. I problemi della sanità
toccano tutte le Regioni: carenza di medici e infermieri, liste di attesa,
squilibri dei bilanci. Problemi che peraltro si registravano anche anni
addietro. Si tratta di nodi strutturali della sanità nazionale, che la fase
del covid ha messo in evidenza. Ci sono poi i problemi dell’Umbria: i pochi
posti di terapia intensiva e negli hospice, nelle rsa. Abbiamo 17 ospedali
per 800mila abitanti. Pochi di questi ospedali rispettano i parametri imposti
dai decreti ministeriali. La Giunta regionale ha scelto di non restare
immobile. La delibera di dicembre segna una tappa importante nella
riorganizzazione del sistema sanitario regionale. Spoleto non verrà chiuso
ma riformato per dare risposte alla domanda sanitaria di quel territorio. La
riforma attuata mira a far recuperare livelli di efficienza e di capacità di
risposta alle esigenze di cura della comunità regionale. L’opposizione
dovrebbe quindi evitare di inseguire facili consensi, dando un contributo
alla costruzione della nuova offerta sanitaria regionale”.
Eleonora Pace (FdI): “Oggi è stata persa una ulteriore occasione di
dialogo e di confronto. Si tenta in modo strumentale di costruire un ‘caso
Umbria’. Molte delle problematiche evidenziate riguardano tutte le Regioni.
Liste di attesa e mobilità passiva affliggono l’Umbria da molto tempo.
Stiamo cercando di costruire una sanità adeguata alle esigenze della
comunità umbra di oggi. La riforma predisposta dalla Giunta è stata
partecipata con i territori e sottoposta al Ministero, che ha espresso parere
favorevole. Si tratta di una integrazione vera per creare una rete che sappia
davvero rispondere alle esigenze dei cittadini. Non è screditando chi
governa e il lavoro dei nostri ospedali che si ottengono risultati. I nostri
professionisti si sono spesi anche nelle condizioni più difficili e in
strutture non adeguate. Esistono difficoltà, che vanno superate con coraggio
e senza la paura di scegliere. Due anni e mezzo di legislatura sono stati
paralizzati dal covid, che ha concentrato le criticità della nostra
sanità”.
Valerio Mancini (Lega): “Non c’è interesse a privilegiare la sanità
privata. La sanità pubblica negli ultimi dieci anni ha subito importanti
tagli nei bilanci. Il problema della carenza di personale medico è legato al
numero chiuso e ai vincoli di bilancio imposti alle Regioni. Il problema
delle liste di attesa è stato affrontato più volte anche in questa Aula. Il
piano elaborato da Paparelli, che prevedeva 6 milioni di copertura, non
ricevette alcun finanziamento. L’arrivo della pandemia ha poi aggravato la
situazione, con la sospensione di chirurgia e diagnostica in tutta Italia, in
modo discutibile. La soppressione di strutture semplici e complesse è stata
dettata dal Dm 70, non alle scelte della Giunta Tesei”.
Donatella Tesei (presidente della Giunta): “Accade di nuovo che si grida
allo scandalo umbro senza considerare il contesto nazionale. La situazione
non era idilliaca nemmeno prima di questa Giunta. Abbiamo il dovere di fare
chiarezza. C’è un problema grave di de-natalità e questo causa la
riduzione dei punti nascita. Ci mettiamo a fare la guerra a Orvieto e a
Branca per preservare Spoleto, senza tenere in considerazione i parametri
nazionali. Servono strutture adeguate per i pazienti con patologie croniche
legate all’età, che oggi finiscono all’interno degli ospedali. Dobbiamo
ricostruire la sanità territoriale e creare le reti. La consigliera Porzi ha
ricordato che del Terzo polo si parla da tempo e infatti viene citato dalla
delibera del 2016 della Giunta di centrosinistra. Il Terzo polo
Foligno-Spoleto è una necessità non rinviabile per mantenere due Dea di
Primo livello. Puntiamo a realizzare una sanità di territorio vera, che
garantisca l’emergenza urgenza ed anche la sanità programmata. Spoleto
diventerà un punto di riferimento per gli interventi programmati, quelli che
oggi alimentano le liste di attesa. Non si può fare tutto dappertutto e
farlo bene. Ci sono standard da rispettare. Nella Commissione tecnica per
l’integrazione delle strutture di Spoleto e Foligno c’erano
rappresentanti anche del Comune di Spoleto, che hanno lavorato
nell’interesse di quella comunità. Anche il sindaco di Spoleto, durante la
seduta pubblica, si disse favorevole a questa soluzione. Ora, dopo il parere
del ministero, parte il cronoprogramma che vedrà i due presidi avere propri
dirigenti, con autonome direzioni di presidio e tutto quello che occorre per
raggiungere gli obiettivi fissati. L’ospedale di Spoleto ha bisogno di
investimenti. A breve arriverà l’acceleratore lineare nuovo mentre il
vecchio non aveva neppure l’autorizzazione del vigili del fuoco. Servirà
anche di intervenire per l’adeguamento sismico. La ricostruzione di Cascia
e Norcia è iniziata solo con la mia Giunta. Ci sarà l’elisoccorso,
proprio per superare le difficoltà di collegamento per le patologie tempo
dipendenti. Ogni giorno i sindaci vengono a confrontarsi sulle difficoltà
dei territori e della sanità. Come quelle del nuovo ospedale di Narni, per
il quale non era prevista nemmeno una strada di accesso. Inutile lamentare le
carenze strutturali della sanità umbra oggi, sarebbe stato necessario agire
30 anni fa. Sono pronta a confrontarmi con tutti gli interessati sul futuro
della sanità di quell’area”.
Michele Bettarelli (Pd): “State in effetti perdendo una occasione, venendo
qui a fare campagna elettorale. Sono passati oltre 4 anni dalla vittoria
elettorale della Tesei e le dichiarazioni di oggi, il dare la colpa a Renzi,
risultano fuori luogo. Le difficoltà in sanità sono nazionali, è vero. Ma
fino al 2019 i dati dell’Umbria erano molto più positivi e la mobilità
passiva era inferiore. Le scelte di questa maggioranza sono poche e
sbagliate. Per ricostruire la sanità non basta cambiare i nomi delle
strutture che già esistono. Bisogna creare condizioni di attrattività per i
medici. Anche noi siamo d’accordo con l’integrazione delle strutture del
Terzo polo e lo abbiamo scritto anche nella mozione, che contiene impegni
presi da tutti ed è stata condivisa anche dai gruppi di opposizione al
Comune di Spoleto”.
Thomas De Luca (M5S): “Non mettiamo in discussione l’integrazione, ma la
soppressione di Spoleto. Non siamo di fronte ad un problema nazionale ma ad
un problema di Spoleto. Pantalla e Branca hanno bacini di utenza di 60 mila
abitanti, circa la metà di quelli di Spoleto. Va inoltre considerata la
densità della popolazione sul territorio. Se il problema è
l’invecchiamento della popolazione, ci chiediamo che fine ha fatto la Rsa
di Spoleto, chiusa il primo novembre. Non si può rimanere in silenzio di
fronte a questa situazione”.
Tommaso Bori (Pd): “Abbiamo visto cos’è il pronto soccorso,
depotenziato e senza personale. Sono il primo favorevole al terzo polo
ospedaliero, ma fare il gioco delle tre carte facendolo su due ospedali non
è logico. Non si può pensare che a Spoleto venga tolto il cardiologo. Se la
volontà è di smantellamento va detto. La mobilità passiva e le liste
d’attesa non possono essere negate. La mobilità passiva ha un indice del
20% sotto questa amministrazione. La mobilità è passata da attiva a
passiva. L’ortopedia a Spoleto potrebbe essere un’occasione ma non c’è
il personale. Abbiamo professionisti capaci che non possono operare perché
manca l’anestesista. Nella mozione ci sono delle richieste chiare che
abbiamo il dovere di accogliere”.
Donatella PORZI (Misto): “il processo del terzo polo viene da lontano. Sul
terzo polo nessuno ha negato mai l’esistenza di un dibattito. Dobbiamo
però garantire i Lea sul territorio. La mozione garantisce questo sistema.
Le critiche più feroci alla gestione della sanità a questa amministrazione
l’ha fatta FdI con il presidente della commissione sanità del Senato. Nel
2021 Squarta e Pace chiedevano un cambio di passo. Quindi c’era qualcosa
che non andava. Oggi parliamo di Spoleto. Ma votiamo questa mozione e
dimostriamo che stiamo qui per soddisfare i bisogni degli umbri”.
Vincenzo BIANCONI (Misto): “io vengo dalla Valnerina. Chiedo rispetto per
me e per il luogo da cui provengo. Anche da parte della presidente Tesei.
Ringrazio questa amministrazione per aver riconosciuto all’ospedale di
Norcia lo status di ospedale disagiato. Ma c’è bisogno di un luogo di
atterraggio, che è sempre stato l’ospedale di Spoleto. Ma se l’urgenza
la troviamo a Foligno per chi viene da Valnerina sono almeno 15 minuti in
più, che in emergenza possono fare la differenza. Questa impostazione di
sanità penalizza Spoleto e Foligno e per la Valnerina crea un ragionevole
rischio. La mia preoccupazione è che in tutti gli ospedali dell’Umbria ci
siano i professionisti per dare le risposte agli umbri”.
Valerio MANCINI (Lega): “alla fine di questo dibattito mi sembra che
l’opposizione dica di fare quello che la maggioranza sta facendo.
L’opposizione dice di votare una cosa che sta facendo la maggioranza. Mi
pare politicamente ideologico. Il progetto era stato ampiamente condiviso e
partecipato anche dalle amministrazioni locali. Dite che quello che fa la
Giunta va bene. Ci accorgiamo solo con questa amministrazione che gli edifici
degli ospedali non erano sicuri. Perché non ci si è accorti prima? Il testo
della mozione è palesemente politico, tralasciando il merito”. MP/DMB
link alla notizia: http://www.consiglio.regione.umbria.it/node/76472