(AGENPARL) – mar 21 novembre 2023 Nota di Donatella Porzi (misto)
(Acs) Perugia, 21 novembre 2023 – “Un’altra discriminazione che si
somma al divario retributivo di genere diffuso in Italia e particolarmente
significativo nella nostra regione, come dimostrano i dati Aur. In questi
giorni in cui i riflettori si sono tragicamente riaccesi sulla violenza di
genere e con il Paese mobilitato per celebrare la Giornata internazionale per
l’eliminazione della violenza contro le donne, è importante aprire una
riflessione complessiva sulle disuguaglianze di genere”. È quanto dichiara
il consigliere regionale Donatella Porzi (misto).
“Se solo il fatto di essere donne – spiega Porzi – significa essere
svantaggiate rispetto agli uomini, essere donne e madri è un ulteriore punto
di caduta nel mondo del lavoro. Ci sarebbe piaciuta una smentita e invece a
metterlo in luce, nel corso di un convegno che si è tenuto nei giorni
scorsi, è stato il Commissario straordinario dell’Inps, Micaela Gelera: i
salari lordi annui delle donne che hanno avuto figli a quindici anni dalla
maternità sono inferiori del 53% rispetto a quelli delle donne senza figli.
Non solo il tasso di occupazione delle madri è inferiore a quello delle
donne senza figli – basti pensare che in Umbria a fronte di 100 donne tra i
25 e i 49 anni occupate senza prole, ve ne sono solo 80 con almeno un figlio
in età prescolare 0-5 anni – ma la maternità incide pesantemente anche
sulla loro retribuzione”.
“Le mamme – sottolinea Porzi – sono ulteriormente penalizzate rispetto ad
un gender pay gap diffuso e generalizzato in tutto il Paese che non risparmia
la nostra regione, dove si traduce in una differenza percentuale remunerativa
tra uomo e donna che mediamente si attesta al 25 per cento. Una differenza
significativa, cospicua, come evidenziato nell’ultimo rapporto dell’Aur
(Agenzia Umbria Ricerche) dedicato alle asimmetrie di genere, dal quale
emerge un altro dato altrettanto significativo: oltre a essere penalizzate
dal punto di vista remunerativo rispetto agli uomini, le lavoratrici umbre
sono al di sotto degli standard anche rispetto a quanto accade a livello
medio nazionale, con uno scostamento del -6,3 per cento, e ancor più nel
Centro-Nord, dove la differenza sale al -10.9%”.
“Il complesso fenomeno della crescita della sovraistruzione femminile nella
nostra regione – prosegue Porzi – ha raggiunto la percentuale del 37,2%
delle occupate con preparazione superiore a quella necessaria per la
posizione ricoperta. L’Umbria detiene la percentuale più alta in Italia di
overeducation, con un gap di quasi 10 punti rispetto alle donne italiane. Poi
ci sono il precariato diffuso e sempre più mamme-lavoratrici costrette a
dimettersi nell’impossibilità di conciliare vita e lavoro, come testimonia
l’impennata delle dimissioni in seguito alla nascita di un figlio, rilevata
sempre dall’Aur, tra il 2020 e il 2021, quando l’incremento è stato del
43,6 per cento, secondo soltanto a quello delle Marche e quasi il doppio
della media nazionale, che si ferma al 23,7 per cento”.
“Non si tratta soltanto – prosegue Porzi – di garantire l’accesso al
mondo del lavoro, ma anche di sviluppare le condizioni per un’occupazione
di qualità, affinchè le competenze delle donne non pesino in modo diverso,
i meriti vengano riconosciuti e non si sprechino talenti per non andare
incontro alle esigenze di vita e di lavoro di una popolazione femminile che,
oltre ad avere il diritto di essere madre, spesso ha sulle proprie spalle il
compito di prendersi cura della propria famiglia”.
“Nel commentare – continua Porzi – il dato sul gap retributivo tra le
donne che hanno avuto figli e quelle senza figli, Micaela Gelera ha
evidenziato che ‘tutte le politiche messe in campo dal legislatore per
conciliare vita lavorativa e cura familiare, oltre che quelle a sostegno
della famiglia, potranno ridurre questo gap’. ‘Potranno’, a significare
che, come è avvenuto nella nostra regione, c’è ancora una disuguaglianza
sostanziale. I dati sono lì a dimostrarlo. Nel tentativo di recupero del
ritardo storico delle politiche per le donne ci auguriamo che il Pnrr cominci
a dare i suoi frutti per favorire anche nella nostra regione i valori di
inclusione e uguaglianza di genere perseguiti dalla Generation Equality
Campaign delle Nazioni Unite e dalla Strategia Europea per la parità di
genere 2020/2025. Inoltre, siamo in fase di adozione del Documento di
economia e finanza regionale (Defr) 2024, con le imprese che continuano a
manifestare la difficoltà di reperire le figure professionali di cui hanno
bisogno. Intercettare il cambiamento, comprendere le nuove forme di
discriminazione e investire sulla parità, sono priorità, soprattutto in
questa fase di crisi segnata dalle guerre e da una accresciuta competizione
su scala globale”.
“Sono giorni – conclude Porzi – in cui i riflettori si sono di nuovo
tristemente riaccesi sulla drammaticità della violenza sulle donne e tante
iniziative stanno mobilitando il nostro Paese per celebrare la Giornata
internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Mi sembra
inevitabile una riflessione a tutto tondo per porre ancor più l’attenzione
su tutti gli stereotipi di genere come emergenza nazionale e per reagire a
questa spirale con una nuova cultura che impregni anche i luoghi di lavoro.
Ben vengano iniziative come quella organizzata per giovedì prossimo dalla
Camera di Commercio dell’Umbria insieme al comitato unico di garanzia e a
quello dell’imprenditoria femminile per approfondire ‘La discriminazione
di genere nei luoghi di lavoro. Prevenire, conoscere, contrastare’. Mi
piace ricordare che è proprio studiando il divario di genere nel mercato del
lavoro che una professoressa di Harvard, Claudia Goldin, ha appena vinto il
Nobel per l’Economia 2023”. RED/dmb
link alla notizia: http://www.consiglio.regione.umbria.it/node/76188