(AGENPARL) – mar 14 novembre 2023 Voto favorevole dei consiglieri di maggioranza a cui si è aggiunto quello di
Fora (Patto civico), astenuta Porzi (Misto), contrari gli altri sei
consiglieri della minoranza
(Acs) Perugia, 14 novembre 2023 – Con il voto favorevole dei consiglieri di
maggioranza, a cui si è aggiunto quello di Fora (Patto civico), astenuta
Porzi (Misto), contrari gli altri sei consiglieri della minoranza, l’Aula
di Palazzo Cesaroni ha dato il via libera al Piano regionale di gestione
integrata dei rifiuti.
Il Piano individua 6 obiettivi generali: Ridurre la produzione dei rifiuti;
Minimizzare lo smaltimento in discarica con il conferimento massimo del 7 per
cento del totale rifiuti urbani entro il 2030, con cinque anni di anticipo
rispetto a quanto previsto dalla normativa europea e nazionale; Incrementare
quali-quantitativamente la raccolta differenziata al fine del raggiungimento
degli obiettivi di riciclaggio e recupero dei rifiuti (indice di Riciclo al
65 per cento entro il 2030) con cinque anni di anticipo rispetto a quanto
previsto dalla normativa europea e nazionale; Uniformare le modalità dei
sistemi di raccolta; Aumentare la conoscenza e promuovere l’adozione di
comportamenti consapevoli e responsabili in tema di rifiuti ed economia
circolare; Razionalizzare e ottimizzare il sistema impiantistico nel rispetto
del principio di prossimità ed al fine del contenimento dei costi. Sarà
l’Auri a decidere la localizzazione puntuale dell’impianto di
termovalorizzazione, la cui messa in esercizio viene prevista per il mese di
gennaio 2028, segnando così l’interruzione del conferimento in discarica
dei rifiuti derivanti dal ciclo di gestione dei rifiuti urbani che potranno
essere recuperati dal punto di vista energetico. Rispetto alla localizzazione
del termovalorizzatore la Regione ha provveduto a definire le mappe delle
aree non idonee del territorio regionale.
RELAZIONI DI MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE
Valerio Mancini (Presidente Seconda commissione – relatore di maggioranza):
“Oggi si pone in atto l’azione di uno degli atti più importanti della
programmazione regionale. Il Piano dei rifiuti era atteso da 8 anni, in
un’ottica di adeguamento normativo già in ritardo con il vecchio piano.
Mai è stata affrontata in maniera sostenibile la gestione dei rifiuti,
puntando sul tema dell’impiantistica più primordiale come la discarica.
Con questo piano si mira a consentire ai territori di avere meno discariche,
vogliamo sostenere il sistema della sostenibilità ambientale come ci chiede
l’Europa e soprattutto vogliamo centrare l’obiettivo sull’abbassamento
delle tariffe per le imprese e le famiglie, che oggi pagano troppo rispetto
alla media nazionale. La chiusura del ciclo dei rifiuti coglie questo
obiettivo”.
Mancini ha quindi ripercorso le varie tappe dell’atto in Commissione
ricordando che “nel decreto legislativo ‘152/2006’ è previsto che le
Regioni provvedano alla valutazione della necessità di un aggiornamento dei
piani di gestione dei rifiuti almeno ogni 6 anni, e che costituiscono parte
integrante del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, i piani per la
bonifica delle Aree inquinate. Il quadro legislativo, inoltre, con la entrata
in vigore delle modifiche normative conseguenti il recepimento delle
Direttive europee costituenti il cosiddetto pacchetto per l’economia
circolare ha subito recentemente importanti riforme e modifiche, stabilendo
ulteriori obiettivi sfidanti da raggiungere entro un arco temporale limitato.
In ambito Comunitario la Commissione europea ha fissato quale condizione
abilitante per l’accesso ai fondi finanziari della politica di coesione per
il ciclo di programmazione 2021-2027 anche la ‘Pianificazione aggiornata
della gestione dei rifiuti’, ed il mancato rispetto della predetta
condizionalità abilitante costituisce vincolo ostativo per l’accesso da
parte anche della Regione Umbria ai fondi finanziati dalla politica di
coesione per il ciclo di programmazione 2021-2023. Tra i nuovi obiettivi,
inoltre, non si può non rammentare la riduzione progressiva dello
smaltimento in discarica che, al 2035, non potrà essere superiore al 10%. Il
Piano regionale di gestione dei rifiuti della Regione Umbria è stato
approvato con Deliberazione del Consiglio regionale n. 301 del 5 maggio 2009,
e tale Piano affronta in maniera sinottica la materia rifiuti, in ottica di
economia circolare e quindi più in generale in ottica di sviluppo
sostenibile. Tale Piano è stato adeguato alle modifiche normative intercorse
con Deliberazione della Giunta Regionale del 23 Marzo 2015, e deve pertanto
essere aggiornato. Il Piano, pertanto, risulta essere scaduto. Il Piano
risulta coerente con il Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti
(PNGR), revisionato nella sua versione definitiva a valle della procedura di
VAS, Programma che è stato inserito nel Piano nazionale di ripresa e
resilienza (PNRR) come una delle riforme principali della missione
sull’economia circolare (M2C1), con l’obiettivo di colmare il gap
impiantistico, aumentare il tasso di raccolta differenziata e di riciclaggio
al fine di sviluppare nuove catene di approvvigionamento di materie prime
seconde dal ciclo dei rifiuti, in sostituzione di quelle tradizionali e
contribuire alla transizione energetica, oltre ad incentivare le iniziative
private per lo sviluppo di un’economia sostenibile e circolare. La
Commissione ha iniziato ad esaminare il Piano lo scorso 14 dicembre 2022 a
cui è seguita una corposa fase partecipativa. In merito all’atto è stata
acquisita, inoltre, la deliberazione del CAL (n. 29 del 16 novembre 2022),
con la quale il medesimo organo ha espresso parere favorevole con
osservazione e raccomandazione: sollevare l’AURI dalla decisione sulla
localizzazione del termovalorizzatore, rimettendo in capo alla Regione la
scelta del posizionamento più idoneo. In Commissione sono stati ascoltati i
Sindaci e i gestori degli impianti della provincia di Perugia e,
successivamente, i Sindaci e i gestori degli impianti della provincia di
Terni. Sono intervenuti, con approfondite riflessioni sul testo del documento
e con proposte tecniche e strutturali, oltre al direttore di Auri, i massimi
rappresentanti di Vus, Sogepu, Sia, Gest, Tsa, Asm Terni, Acea Ambiente. Per
i Comuni interessati dagli impianti, sono stati invitati e hanno preso parte
alla riunione sindaci e amministratori dei comuni di Città di Castello,
Foligno, Terni, Marsciano, Magione, Panicale, il presidente dell’Unione dei
Comuni del Trasimeno e sindaco di Castiglione del Lago, Matteo Burico. È
stata poi la volta di rappresentanti di Auri, Comune di Perugia e Gesenu ed
è emersa una sostanziale condivisione rispetto alla strutturazione del
documento. La fase di audizioni ha visto anche i rappresentanti di Cgil e
Cisl ed è emerso che sarebbe ‘mancata una reale consultazione con le
organizzazioni durante la redazione del documento, nel quale non sarebbero
presenti una visione complessiva dell’Umbria e i necessari collegamenti con
gli altri atti strategici di programmazione’. Sono stati quindi ascoltati i
rappresentanti di varie associazioni ambientaliste che hanno espresso
critiche al Piano individuando una forte criticità dovuta alla ‘scarsa
ambizione’ del documento che non indicherebbe quali strumenti saranno messi
in campo per raggiungere gli obiettivi. Successivamente, il 3 ottobre scorso
l’assessore Morroni è intervenuto in Commissione preannunciando proposte
di emendamento in accoglimento delle osservazioni espresse in Commissione.
Due emendamenti, approvati, prevedono in sostanza la riaggregazione di due
livelli di governance, assemblando la fase di raccolta, spazzatura e
trasporto con i servizi di smaltimento e trattamento. I servizi potranno
essere organizzati in un massimo di due ambiti territoriali. E’ stato anche
sottolineato che presso le discariche di Borgo Giglione, Belladanza e Le
Crete potranno essere conferiti esclusivamente rifiuti solidi urbani di
provenienza regionale. Viene anche specificato che gli affidamenti dei
servizi avverranno nel rispetto della salvaguardia dei livelli occupazionali
attuali e dei livelli retributivi. L’affidamento del servizio di
termovalorizzazione dovrà avvenire con le modalità del project financing.
Sono stati esaminati anche 20 emendamenti proposti dal consigliere De Luca.
La Commissione ne ha approvati due: il primo riguarda la promozione di una
rete regionale degli eco-compattatori attraverso la GDO (Grande Distribuzione
Organizzata). In sintesi la Regione sarà chiamata a promuovere
l’installazione di 20 eco-compattatori distribuiti nelle aree a maggiore
densità abitativa dell’Umbria. Il secondo emendamento riguarda la
realizzazione di centri di riuso e riparazione al fine di ridurre alla fonte
la produzione di rifiuti ingombranti, materiali legnosi e metallici, grandi e
piccoli elettrodomestici. Successivamente sono stati esaminati ulteriori
emendamenti presentati dall’assessore Morroni, sostitutivi dei paragrafi
delle Gestioni” della relazione generale allegata all’atto n. 1510,
entrambi approvati dalla Commissione. Viene in sostanza reso compatibile e
omogeneo in tutti i territori l’avvio delle disposizioni previste nel nuovo
Piano regionale gestione rifiuti con le scadenze scaglionate negli anni degli
attuali contratti di servizio (il contratto dell’Ati 1 scadrà nel 2037,
Ati 2 nel 2024, quello dell’Ati 3 nel 2027 ed Ati 4 nel 2029. Viene anche
evidenziato che solamente in esito all’aggiudicazione della gara per la
realizzazione del termovalorizzatore regionale sarà possibile conoscere con
esattezza la localizzazione di questo impianto e di conseguenza quantificare
con esattezza i costi di trasporto da porre a base di gara. Con questo
emendamento viene di fatto fissata una tabella temporale di adempimenti che
l’Auri dovrà porre in essere affinché si giunga al 31 dicembre 2027 con
il termovalorizzatore ultimato e la gara per l’affidamento dei servizi di
superficie, trattamento e smaltimento in corso. In questo modo si potrà
passare alla fase di regime del Piano a partire da gennaio 2028, quindi
centrare l’obiettivo del conferimento rifiuti in discarica inferiore al 10
per cento e conseguentemente avere sufficiente spazio residuo nelle tre
discariche regionali tale da scongiurare l’ampliamento. L’altro
emendamento ha tenuto conto di una precedente proposta emendativa di
iniziativa di De Luca (riciclo materiali assorbenti) che l’assessore ha
provveduto a riscrivere. Si prende in sostanza atto dell’importante
progetto finanziato dal Pnrr per il recupero dei pannolini, che l’attuale
gestore dell’Ati 2 sta realizzando presso il sito di Ponte Rio di Perugia.
Sono stati esaminati inoltre gli emendamenti presentati dai consiglieri
Bettarelli, Bianconi e De Luca e la Commissione ha approvato l’emendamento
medesima. Con questo emendamento si prevede che la Regione Umbria e l’Auri
promuovano l’adozione di sistemi di tariffazione puntuale anche con
meccanismi incentivanti. Nonostante quindi i due anni di Covid, che hanno di
fatto rallentato l’attività amministrativa, oggi siamo pronti ad approvare
un atto che darà stabilità ad ambiente, imprese e famiglie. Il nuovo Piano
dei rifiuti creerà indubbiamente opportunità su cui l’Auri sarà chiamato
a lavorare e a centrare importanti obiettivi”.
Thomas De Luca (M5S-relatore di minoranza): “Parto dai programmi con cui
siamo stati eletti in questa Assemblea: la coalizione poi perdente, con
candidato Bianconi, parlava di economia circolare, chiusura del ciclo
attraverso impianti a massimo recupero di materia. L’obiettivo era previsto
non solo nella raccolta differenziata, ma anche nel creare nel territorio
regionale un vero e proprio tessuto industriale delle materie prime favorendo
la verticalizzazione dei processi produttivi, un piano finalizzato alla
creazione di piattaforme di materiali riciclabili. Promuovere poi la
realizzazione di microimpianti di prossimità e dichiarare guerra agli
inceneritori e superamento di quelli già esistenti. La coalizione che ha
invece vinto le elezioni prevedeva di ‘disincentivare il ricorso allo
smaltimento in discarica o all’incenerimento che in presenza di un sistema
di raccolta e riciclo efficiente sarebbe anti economico in una realtà
piccola come l’Umbria’. Quindi, dal dibattito scaturito in Commissione
chi ha cambiato idea non siamo stati certamente noi. Il Piano presenta
criticità estremamente evidenti. Secondo la Giunta, il piano economico
finanziario è stato basato sulla scelta della termovalorizzazione perché
più vantaggioso. Ma il piano economico finanziario del termovalorizzatore si
basa su una valutazione dell’Enea del 2007. Prendendo semplicemente a
riferimento i costi della realizzazione dell’inceneritore di Parma del 2012
emerge che i costi lievitano da 130 a 200 milioni di euro. Si può bene
immaginare come ad oggi i costi di realizzazione siano ben superiori a quelli
previsti. Il fatto che per i cittadini diminuiranno le tariffe è dunque pura
fantasia anzi, rispetto alla discarica potrebbero aumentare. Questo è un
piano finalizzato a produrre rifiuti. Qualora il sistema si dovesse allineare
al risultato consolidato di Terni, la quantità di rifiuti indifferenziati
che finirebbe in discarica sarebbe di sole 123mila tonnellate e quindi ben al
di sotto del quantitativo minimo di vita ed esistenza per l’inceneritore.
Tra il 2010 e 2020 i rifiuti in Umbria si sono ridotti di oltre il 20 per
cento ed il trend è in totale diminuzione anche grazie a specifiche
normative. È evidente come questo Piano prenda a riferimento una quantità
di rifiuti ridotta del solo 4,4 per cento, percentuale che si riferisce
soltanto alla diminuzione demografica. È un piano che pone al 2035
l’obiettivo del 75 per cento di differenziata: l’Ati 4 è passato dal 40
per cento di differenziata ad oltre il 70 per cento in un anno e mezzo. Qui
si pretende invece di fare un aumento di 9 punti percentuali in 12 anni.
Quindi si tratta di un piano con il freno a mano tirato volto ad impedire che
si faccia raccolta differenziata e riciclo e che si riducano i rifiuti. Non
viene prevista impiantistica per il recupero di materia. La previsione, alla
fine, è di bruciare quindi il tal quale all’interno dell’inceneritore.
Nel mondo non c’è riferimento di un impianto di queste dimensioni
costruito in tre anni. È chiaro dunque che si arriverà purtroppo ad
un’emergenza discariche. Con questo piano si avrà anche un negativo
impatto occupazionale. Il Cal chiedeva inoltre la presa di responsabilità da
parte della Regione della scelta della collocazione dell’impianto di
termovalorizzazione ed è giusto che la Giunta regionale si assuma questa
responsabilità e non prevederla in capo all’Auri e quindi sui Sindaci”.
INTERVENTI:
Michele Bettarelli (Pd): “Credo fortemente nello sviluppo sostenibile e
nell’economia circolare. Su questi requisiti dobbiamo basare la gestione
del ciclo dei rifiuti. La Regione con questo piano compie scelte basate sulla
chiusura del ciclo attraverso l’incenerimento. Esistevano altre
alternative, per ridurre i rifiuti ad un punto tale da rendere antieconomico
la realizzazione di un inceneritore, puntando poi su accordi interregionali e
sul css. Rischiamo infatti di costruire un inceneritore e di vedere bruciate
100mila tonnellate di css da fuori regione nei cementifici di Gubbio. Si
potevano sfruttare di più e meglio i fondi Pnrr e comunitari a disposizione.
Condivido l’obiettivo del superamento delle discariche. A Città di
Castello c’è una discarica che resterà in funzione. Al primo gennaio 2028
si dovrebbe incenerire la prima tonnellata di rifiuti ma conoscendo i tempi
della burocrazia questo difficilmente avverrà e lo stesso sistema delle
discariche potrebbe andare in difficoltà. Gli emendamenti della Giunta sono
andati incontro alle richieste degli amministratori che abbiamo ascoltato.
Positivo l’accoglimento dell’emendamento sulla tariffa puntuale di cui
ero primo firmatario, che mira a premiare chi differenzia di più. È
corretto premiare chi fa meglio, cercando al contempo di aiutare chi invece
è più indietro. Rimane la questione dirimente della localizzazione
dell’impianto di incenerimento. Emerge una carenza del potere decisorio
della Regione che demanda all’Auri la scelta. Abbiamo presentato un
emendamento proprio su questo, che è stato bocciato in Commissione e che
ripresentiamo oggi proprio affinché sia la Regione a esercitare questo
ruolo, difficile ma importante. Il Cal ha espresso parere favorevole sul
Piano, con una maggioranza risicata, con l’osservazione/raccomandazione di
sollevare l’Auri dalla decisione sulla localizzazione del
termovalorizzatore. Posizione che è stata ribadita in Commissione. Sindaci e
politici di destra che avevano espresso certe posizioni ora hanno ammorbidito
le loro posizioni, accettando di fatto che sia il privato a scegliere dove
costruire l’inceneritore”.
Fabio Paparelli (Pd): “Ci sono una serie di buoni motivi per votare contro
questo Piano, che risulterà inattuabile e ci porterà ad una situazione di
emergenza. Che entro i prossimi sei mesi si attivi l’iter è molto
improbabile, visto che ci saranno le elezioni amministrative, poi le europee
e le regionali. Prima di un anno e mezzo l’iter non sarà avviato. Le
scelte strategiche vengono rinviate ai sindaci mentre è in corso la campagna
elettorale. L’assessore Morroni aveva nominato un gruppo di esperti che ha
elaborato tre proposte: quella scelta è la peggiore. Ci troveremo con un
nuovo inceneritore e con il css importato da altre regioni bruciato in
Umbria. Manca inoltre la previsione del cosa fare nel periodo di transizione,
che rischia di penalizzare le zone dove già sono attivi i
termovalorizzatori. Non ci sono azioni coraggiose per ridurre la produzione
dei rifiuti e per il sostegno al riutilizzo della materia riciclata. La
dimensione dell’inceneritore, da 160mila tonnellate, porterà a fare passi
indietro sulla raccolta differenziata: per renderlo sostenibile dovremo
ridurre la raccolta differenziata. Tutto questo mi porta a votare contro
questo Piano”.
Thomas De Luca (M5S): “La battaglia contro questo piano dei rifiuti dentro
a questo consiglio è persa perché voi avete già deciso da tempo di
costruire un inceneritore. La battaglia si sposterà nei territori in cui voi
vorrete realizzare questo impianto. Vedremo come sarete in grado di spiegare
ai cittadini le vostre scelte. Sono le regole che avete scritto voi che
impediscono di poter gestire i rifiuti. L’inceneritore non elimina le
discariche, anzi il vostro piano creerà una emergenza discariche. Un
impianto di incenerimento di questo tipo non è a impatto zero, ma avrà un
impatto sanitario e ambientale molto pesante. È allucinante che nei verbali
del comitato tecnico scientifico sia scritto che non c’è alcuna
valutazione di impatto sanitario perché avrebbe creato allarme nella
popolazione. Questo piano è una costante contraddizione nei termini e nei
fatti. L’obiettivo di questo piano non è gestire i rifiuti ma costruire
l’inceneritore. Voi la scelta l’avete presa anni fa in altri tavoli e
avete deciso che l’inceneritore andava fatto. Per questo non accoglierete
neanche un emendamento. Oggi in regione abbiamo un livello di dotazione
impiantistica doppio rispetto alla produzione attuale di organico, quindi
pienamente in grado di accogliere una migliore raccolta differenziata. Le
grandi differenze tra comuni nella raccolta differenziata dipende dai sistemi
messi in atto. Per l’organico abbiamo già una dotazione impiantistica in
grado di aumentare la raccolta differenziata e ridurre lo scarto. Però non
abbiamo una dotazione impiantistica della plastica. Sarete costretti a
realizzare una nuova discarica. Ci sono dati incontrovertibili. Bruciare il
talquale o portare i rifiuti in discarica costa il doppio ai cittadini”.
Andrea Fora (Patto civico): “Da civico riformista voterò il nuovo piano
regionale rifiuti. Si tratta di un tassello decisivo per il futuro
dell’Umbria, che fa uscire la nostra regione dalla politica degli struzzi.
Il piano proposto è stato considerato ragionevolmente da tutte le
rappresentanze del settore. Lo voterò con la consapevolezza che è un piano
migliorabile e perfettibile, ma un punto di partenza che finalmente fa si che
la politica si assuma un atto di responsabilità. Dopo 15 anni di difficoltà
e di stallo, era il 2009, oggi il Consiglio si appresta ad approvare uno
degli atti decisivi di questa legislatura. Con questo piano l’Umbria avrà
impianti per la chiusura del ciclo rifiuti. Un percorso lungo, non facile. Un
percorso di apertura e lucidità istituzionale che ha accolto emendamenti
migliorativi. Il piano rappresenta un’assunzione di responsabilità nei
confronti della tutela dell’ambiente. Un approccio strettamente ideologico
ha prodotto molti danni. Serve un approccio riformista e non ideologico. Il
piano ridisegna la realtà della regione fino al 2035. Si tratta di uno
strumento strategico fondamentale per governare la gestione dei rifiuti
favorendone il recupero. Gli obiettivi sono quelli di tutelare l’ambiente,
incidere sui costi, evitando l’eccessivo ricorso alla discarica. Il piano
fa uscire l’Umbria dalla politica degli struzzi. Non si può più
continuare a nascondere i rifiuti in discarica, né per le norme europee né
per il rispetto dell’ambiente. Mediaticamente le discariche producono meno
allarme di un termovalorizzatore, ma in realtà è il tema delle discariche
che è il modello di smaltimento più inquinante. Giusto lavorare per
scongiurare l’ampliamento delle discariche attuali. Non è più possibile
avere una regione così piccola con una raccolta rifiuti a macchia di
leopardo: serve omogeneizzare gli standard. La raccolta differenziata, a
fronte di costi elevati, non appare come possa risolvere il problema del
conferimento in discarica. Per anni c’è stata una falsa comunicazione:
più ricicli e meno costeranno i rifiuti. Un messaggio sbagliato perché il
servizio continua ad aumentare i costi. Serve intervenire, andando verso la
raccolta differenziata con cassonetti stradali, riducendo i costi e gli
infortuni sul lavoro. Servono standard uguali per tutti i cittadini. La
riduzione della produzione dei rifiuti all’origine è un obiettivo
meritevole ma non in antitesi con un termovalorizzatore regionale di
proprietà pubblica. Il termovalorizzatore è complementare alla raccolta
differenziata. Le discariche impattano negativamente su ambiente e salute
pubblica. Economia sostenibile e termovalorizzatori sono complementari e non
sostitutivi. Fondamentale che si sia addivenuti a quanto richiesto da sindaci
e sindacati, con bandi che tengono insieme il servizio di raccolta e di
gestione. È molto positivo che i servizi per la raccolta dovranno essere
affidati insieme ai servizi impiantistici. Positivo che l’affidamento
dovrà tenere conto delle attuali condizioni in corso, e della salvaguardia
degli attuali lavoratori. Sulla localizzazione dell’impianto c’è stata
una scelta politica: l’impianto rimane pubblico. C’è un’assunzione di
responsabilità rispetto alla scelta del progetto, mentre viene lasciata alle
imprese una valutazione argomentata rispetto al maggior equilibrio economico
che un progetto imprenditoriale può raggiungere”.
Simona Meloni (Pd): “Nel 2016 un leader di partito di questa maggioranza
sosteneva i consiglieri che avevano occupato il Consiglio regionale contro le
scelte del vecchio Piano dei rifiuti. Serve una profonda conoscenza tecnica e
tecnologica di questo settore per prendere decisioni. Il Piano del 2009 era
più coraggioso ed anche trasparente rispetto all’attuale. E prevedeva un
apporto residuale delle discariche. La situazione attuale è stata ampiamente
studiata. In Umbria alcuni territori superano il 70% di raccolta
differenziata. Esistono molte buone pratiche da tenere in considerazione. I
bravi amministratori che abbiamo avuto hanno portato risultati importanti.
L’Auri rappresenta tutti i 92 Comuni dell’Umbria e deve mettere a sistema
gli impianti presenti sul territorio, che hanno garantito la sostanziale
autosufficienza del sistema regionale. Non ci si sta quindi muovendo in un
deserto ma in un contesto dove molto era stato fatto. Il superamento delle
discariche avverrà solo nel 2028. Rimangono dei nodi irrisolti. Come la gara
concessionaria: nel sub ambito 2 i gestori si stanno trovando in difficoltà
perché ad un anno dalla scadenza non è chiaro quando e come si svolgerà la
gara per il rinnovo. Per la gara si dovrà prima individuare il sito dove
verrà costruito l’inceneritore, senza però prevedere una regolamentazione
per il periodo transitorio. L’individuazione del luogo dove realizzare il
termovalorizzatore dovrebbe competere a sindaci e amministrazioni che saranno
interessate dalle elezioni. Senza sapere dove verrà realizzato
l’inceneritore sarà difficile stimare i costi di trasporto. L’impianto
da 160mila tonnellate è sovrastimato rispetto alla produzione dei rifiuti
dell’Umbria, regione che sta riducendo la sua popolazione e che
probabilmente produrrà meno rifiuti per la riduzione dei consumi e per
l’ottimizzazione degli imballaggi. Quando l’inceneritore sarà ultimato
la produzione dei rifiuti sarà quindi insufficiente per alimentarlo.
Voteremo contro questo Piano”.
Tommaso Bori (Pd): “Sbagliato confondere idee e valori con le ideologie.
L’ambiente non è un tema condiviso e comune. Non a caso il cambiamento
climatico viene negato dalla destra. Voterò contro questo Piano e trovo
assurdo che chi è stato eletto in opposizione a questa destra voti questo
Piano. Quando si è viene eletti a rappresentare una minoranza istituzionale
non si fanno scelte in soccorso di chi governa. L’atto che votiamo impatta
sulla salute di tutti a causa degli effetti degli inquinanti. Non si tratta
di un semplice atto burocratico. E non è vero che aumentare il riciclo
aumenta i costi”.
Vincenzo Bianconi (Misto): “Non si possono relegare visioni diverse a
visioni ideologiche, questo è offensivo. Dobbiamo confrontarci sulla nostra
visione di futuro, dobbiamo chiederci quali saranno gli effetti di queste
scelte nei prossimi 30 anni. Come si può scrivere un Piano così importante
senza considerare l’impatto dei rifiuti sull’ambiente. La sfida del
futuro riguarda anche l’esaurimento delle materie prime, che dovranno
essere recuperate dai rifiuti. L’obiettivo dei rifiuti zero è reale, in
una prospettiva di lungo termine. Le scelte del nord Europa in materia di
inceneritori rappresentano il passato. La capacità di produrre rifiuti degli
umbri non resterà costante ma si ridurrà: nei prossimi 5 anni potremmo
arrivare al 90% di raccolta differenziata, ad una riduzione degli imballaggi,
rendendo inutile l’incenerimento. Servono misure transitorie invece di
investimenti che guardano al passato. Il Piano contiene anche scelte
condivisibili ma la decisione di chiudere il ciclo con il termovalorizzatore
non è accettabile oltre a prospettare un futuro in cui si producono più
rifiuti, li si importa da fuori oppure si innalza il costo della gestione del
ciclo per ammortizzare l’investimento. Molte aziende stanno investendo per
andare verso ‘rifiuti zero’”.
Roberto Morroni (Assessore regionale): “Come è stato più volte ricordato,
oggi ci troviamo dinanzi ad uno degli atti di programmazione più importanti
di questa legislatura. Questa Assemblea legislativa è chiamata ad assolvere
per consentire alla nostra regione di superare un grave ritardo non privo di
implicazioni, di effetti sulla vita degli umbri, sulle istanze richiamate
anche nel dibattito che toccano temi di natura ambientale e la salvaguardia
della salute. Dobbiamo adeguatamente ricordare che l’Umbria è dotata di un
piano regionale per la gestione integrata dei rifiuti, datato 2009 e
superficialmente rivisto nel 2015. Quel piano prescriveva alcune azioni
precise che sono state puntualmente disattese, lasciando l’Umbria al pari
di una navicella libera di infrangersi nello spazio. Nei mesi scorso abbiamo
dovuto riprofilare le discariche perché erano piene e perché nessuno se ne
era occupato dal 2009 in avanti sugli effetti della non attuazione del piano.
Forse solo pochi cittadini sanno che in Umbria ci sono 6 discariche, magari
lo sanno soltanto quelli che abitano in prossimità dei quei luoghi. Su
questo tema l’Umbria ha la necessità di riprendere una rotta chiara per
dare stabilità ed efficienza al sistema e mettere la regione in una
condizione di autosufficienza, possibilmente migliorando la situazione
attuale. L’azione di governo deve fare i conti con la realtà e dove saremo
tra 20 anni. Basta con quella politica che le scelte le dichiara, ma che poi
non ha il coraggio di applicarle. Oggi è il punto di arrivo di un percorso
lungo, complesso, ma molto rigoroso, iniziato nel luglio 2020. Tre anni in
cui la priorità è stata quella di fare bene e non in fretta, guardando
ovviamente con attenzione ad una situazione di potenziale emergenza in cui il
sistema di gestione dei rifiuti si è trovato. Abbiamo privilegiato la
volontà di fare bene nella consapevolezza della responsabilità che la
decisione implica. Il nostro è stato un approccio di natura scientifica, una
base di ragionamento solida e scevra da condizionamenti ideologici e da
pregiudizi. Il Comitato tecnico scientifico ha fatto un grande lavoro,