(AGENPARL) – gio 09 novembre 2023 Nota dei consiglieri del PD (Meloni, Bori, Bettarelli, Paparelli)
(Acs) Perugia, 9 novembre 2023 – “Se è vero, come dice la Ministra
Locatelli, che l’obiettivo di Governo e Regione è quello di adottare piani
personalizzati e partecipati, e di stipulare un Patto di cura e benessere per
il Progetto di vita con le persone con disabilità e le loro famiglie, è
altrettanto vero che, di fatto, ciò viene rinviato nel tempo e fatto passare
attraverso l’implementazione di un sistema di ‘Classificazione dei
livelli di disabilità’ che, di fatto, porterà ad una standardizzazione
delle prestazioni. Cioè al contrario di ciò che serve. Sarebbe invece
necessario vedere da subito garantiti in maniera strutturale prestazioni ed
interventi, a partire da quelli di tipo sanitario e sociale, rigorosamente
coerenti con i progetti personalizzati e in grado di valorizzare quelli che
sono i risultati di sperimentazioni che hanno cambiato la percezione di molti
umbri con disabilità e delle loro famiglie”: lo scrivono, in una nota
congiunta, tutti i consiglieri regionali del Partito democratico (Simona
Meloni, Tommaso Bori, Michele Bettarelli e Fabio Paparelli).
“Nel corso dell’iter di approvazione del nuovo Prina, abbiamo più volte
ribadito – sottolineano i consiglieri PD – l’importanza di preservare il
lavoro della Regione a vantaggio delle persone non autosufficienti,
assicurando che le opzioni di assistenza diretta e indiretta non vengano
eliminate e che si offra alle famiglie una maggiore libertà di scelta senza
modificare gli importi delle diverse opzioni di assistenza attualmente
disponibili e dei contributi economici. Ciò che preoccupa di più è
l’orientamento complessivo che questo Governo sta dando alla materia
perché rischia di vanificare anche il percorso graduale verso l’autonomia
prefigurato in Umbria. Il rischio sembra proprio quello che i malati
considerati inguaribili e non autosufficienti vengano via via considerati non
più nella loro individualità come tali, e quindi sotto la tutela della
salute garantita dall’articolo 32 della Costituzione, ma considerati un
‘problema sociale’ da affidare al settore dell’assistenza sociale, che
discende dall’articolo 38 della Costituzione. Esso si fonda su presupposti
diversi e assicura tutele meno intense. Recentemente, il Servizio del
Bilancio del Senato ha realizzato un dossier sul disegno di legge in materia
di autonomia differenziata regionale recentemente approvato dal Consiglio dei
Ministri. Quel dossier ha segnalato il pericolo di una frattura tra le
Regioni ‘privilegiate’ che alzerebbero il loro livello di assistenza
sanitaria, e le Regioni meno privilegiate e sempre più in difficoltà.
C’è il concreto rischio che chi ora sta bene vada a stare meglio,
percorrendo la strada dell’autonomia; ma anche che chi già ora non sta
bene vada probabilmente a stare peggio, perché i fondi che andrebbero alle
Regioni più privilegiate sarebbero sottratti allo stanziamento generale
necessario allo Stato per garantire a tutti i livelli essenziali di
prestazione in maniera omogenea. L’Umbria, che per decenni ha assicurato
livelli di assistenza sanitaria e sociale all’avanguardia, si trova oggi in
una situazione di grande difficoltà a causa dei debiti accumulati da questa
Giunta regionale. Viviamo in una regione che taglia ogni giorno sui servizi
alla sanità, che taglia farmaci e prestazioni. In questo quadro la riforma
Calderoli farà peggiorare ulteriormente le cose. Non è augurabile per
nessuno che qualsiasi percorso di autonomia si traduca ancora di più in una
frattura tra Regioni ‘disgraziate’ e Regioni ‘privilegiate’ in una
‘Repubblica una e indivisibile che promuove le autonomie locali…’. Non
permetteremo che, di pari passo e tornando alle perplessità sulla legge 33,
quel percorso di scivolamento della competenza sui malati non
autosufficienti dalla sanità all’assistenza (dai Lea ai Leps) possa
segnare un’ulteriore frattura tra malati autosufficienti e non, in palese
contrasto con la solidarietà, la pari dignità sociale e l’eguaglianza
davanti alla legge di tutti i cittadini senza alcuna distinzione ‘di
condizioni personali e sociali’, come previsto dall’articolo 3 della
Costituzione”.
“Infine, la scelta di introdurre i LEPS nell’area della non autosufficienza
– concludono i consiglieri Pd – comporterà che gli stessi livelli essenziali
delle prestazioni sociali, saranno a carico dei Comuni e non più dei
Distretti sanitari. Le zone sociali, potrebbero ben presto trovarsi ad
utilizzare una quota di risorse decisamente inferiore rispetto al passato con
una conseguente e grave riduzione dei servizi ai cittadini quali ad esempio
l’assistenza domiciliare. La Ministra Locatelli ha annunciato in Umbria, che
per il settore ci saranno a disposizione maggiori fondi ma solo a partire dal
2026. Riteniamo sia decisamente troppo tardi. Tanto più a valle di una
pandemia, servono da subito risorse adeguate ed evitare che le stesse si
perdano lungo i rivoli della burocrazia, cosicché possano essere destinate
realmente per dare un sostegno un concreto alle persone disabili, ai non
autosufficienti e alle loro famiglie”. RED/PG
link alla notizia: http://www.consiglio.regione.umbria.it/node/76118