(AGENPARL) – mar 24 ottobre 2023 A Paparelli (Pd) ha risposto la presidente Tesei: “tema particolarmente
complesso e molto sovraordinato rispetto alle nostre competenze regionali, ma
su cui ci stiamo attivando con forza. Ast non è soltanto importante per
l’Umbria, ma anche per il sistema italiano ed europeo”
(Acs) Perugia, 24 ottobre 2023 – L’Assemblea legislativa dell’Umbria ha
discusso oggi l’interrogazione a risposta immediata sugli “intendimenti
della Giunta regionale in merito all’accordo di programma Ast in stallo”,
presentata dal consigliere Fabio Paparelli (Pd).
Illustrando l’atto ispettivo in Aula, Paparelli ha detto che “Il closing
Ast-Arvedi è avvenuto il 31 gennaio 2022. Sono passati mesi e mesi di
immobilismo dove né il Comune di Terni, né la Regione Umbria hanno fatto
un’adeguata pressione sul Governo affinché si arrivasse alla firma
dell’accordo di programma per Ast. Ora si è arrivati ad un punto cruciale.
Sul piatto ci sono la salvaguardia della competitività di mercato e delle
competenze, di un sito che assorbe 2.500 addetti e determina lo sviluppo di
un indotto di pari dimensioni, che rappresenta il 15 per cento del Pil
regionale. Lo scorso 26 maggio c’è stata una riunione tra il Ministero
delle Imprese e del Made In Italy e i sindacati dove erano stati indicati i
primi giorni di luglio 2023 come periodo utile per un aggiornamento e
verifica dell’accordo di programma, ma tale convocazione non è mai
arrivata. L’accordo di Programma ed il Piano industriale dell’Ast sono in
stallo ormai da mesi, una situazione che viene definita preoccupante dalle
segreterie territoriali di Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl. Le sigle sindacali
per interrompere tale situazione di stallo, hanno condiviso un percorso
unitario che parte dalla richiesta di un incontro urgente alle varie
Istituzioni interessate: Regione, Comune ed i Parlamentari. È finito il
tempo degli annunci, come evidenziano i sindacati, ed ormai si è perso il
conto delle possibili date utili per la sottoscrizione dell’accordo di
programma propedeutico alla discussione sul dettaglio del piano industriale
che ancora non c’è. Risulta sempre più necessario un patto di territorio
capace di coinvolgere i lavoratori e le proprie rappresentanze per allargare
le prospettive e governare le ricadute positive dell’investimento, sia
sull’azienda che sull’intero territorio, per rafforzare la propria
vocazione industriale. Penso sia importante riprendere il lavoro fatto in
sede di area di crisi complessa che poggiava proprio sulle due gambe della
siderurgia e della chimica. Ho letto sui giornali che l’accordo, come
sottolineato dalla Regione, era al visto della Commissione europea, cosa poi
mi pare parzialmente o completamente smentita da un europarlamentare del
Movimento 5 Stelle. Oggi apprendiamo, sempre dalla stampa, che la Presidente
Tesei ha convocato un summit per dopodomani alla presenza di Arvedi, ma trovo
già anomalo che questi incontri non si facciano a Terni. Quindi chiedo alla
Giunta regionale quale sarà l’esito dell’incontro programmato, quali
tempistiche sono previste per l’accordo di programma e quindi il piano
industriale sull’Ast e sapere se sia stata fissata una data al Ministero
per apporre finalmente la firma”.
La presidente Tesei ha risposto che “sulla questione non abbiamo mai fatto
propaganda o annunci. Troppo spesso, invece, vengono fatte ricostruzioni
molto sconclusionate, frutto di impreparazione e di fervida fantasia. Mi
preme precisare che Ast vale 3500 occupati per Terni, perché oltre ai 2500
ce ne sono altri mille dell’indotto e anche di queste aziende che lavorano
con Ast ci dobbiamo preoccupare. L’Ast, poi, non vale 15 punti percentuali
di pil dell’Umbria, che significherebbe 3 miliardi l’anno, ma in realtà
questa azienda, seppur strategica e importantissima, vale il 4 per cento di
pil. In una regione come la nostra, un’azienda contribuisce al pil
regionale con le retribuzioni dei suoi dipendenti e della quota di indotto ad
essa collegata, quindi con il reddito che genera e con gli investimenti che
mette in campo. L’Ast, grazie anche alla precedente gestione Burelli e alle
forze sindacali, fino al 2021 si era riusciti a tenere buona parte
dell’occupazione. Parliamo di un settore dove è indispensabile investire e
all’avvento della Famiglia Arvedi, Thissen non investiva più. In mancanza
di investimenti non si ha una prospettiva industriale e reddituale di
crescita. L’azienda viene acquisita da Arvedi sulla base di un piano di
rilancio della produzione nazionale dell’acciaio e con la prospettiva di un
sostegno dell’allora Governo Draghi a un piano industriale di rilancio
aziendale, perché senza investimenti l’azienda non riesce a stare sul
mercato e mette a rischio il proprio futuro. Fin dalle prime analisi
dell’ottobre 2021 il gruppo Arvedi identificò i fattori di rischio e
viceversa quelli del potenziale sviluppo e studiò un piano industriale che
facesse di Ast una moderna acciaieria di rilievo mondiale sviluppando nel
tempo livelli occupazionali e ritorni di investimento sul territorio. Punti
cardine del piano la riduzione dell’impatto ambientale, di cui sottolineai
la grandissima importanza. Nacque così il famoso piano di oltre un miliardo
di euro di investimento, che oltre ai cardini industriali ed occupazionali
del sito ternano, prevede la totale decarbonizzazione della fabbrica,
azzeramento emissioni industriali di CO2, attraverso interventi strutturali
sulla fabbrica e non con compensazioni. Previsti anche circa 100 milioni di
investimenti ambientali. Rispetto al Piano, la parte privata si è impegnata
in un finanziamento di oltre 700 milioni di euro, chiedendo circa 300 milioni
di supporto pubblico. La strada scelta dal Governo Draghi fu quella, per una
parte preponderante del contributo pubblico di accesso al fondo PNRR
destinato in maniera specifica all’abbattimento delle emissioni delle
aziende difficili da decarbonizzare. Il piano industriale fu pensato per
rispondere pienamente ai criteri di eleggibilità del fondo ed allo stesso
tempo fosse forte dal punto di vista del rilancio industriale. Nel mese di
agosto il Mase ha emesso una apposita determina direttoriale che dichiarava
eleggibile, per questo tipo di intervento, al fondo in questione e
contestualmente inviava la proposta alla Direzione generale ‘Competition’
della Commissione europea per il ‘semaforo verde’ all’eleggibilità
dell’accesso a questo fondo. L’eleggibilità di questo fondo è
fondamentale per cofinanziare l’accordo di programma e quindi per
supportare il piano industriale. Sempre nel mese di agosto sono terminati i
lunghi lavori del Governo per la predisposizione della bozza di accordo di
programma la cui circolazione e definizione è stata sospesa in attesa
dell’approvazione europea. Come Regione stiamo intavolando a più livelli
ed interloquendo con la Commissione europea per avere lo sblocco in
questione. Per valutare il nostro lavoro su questo strategico tema
industriale mi piace ricordare l’apprezzamento pubblico avuto, verso la
nostra Amministrazione dalla famiglia Arvedi. Rispetto al tema delle
infrastrutture, collegato all’accordo di programma, vedremo in che modo
vorrà affrontarlo anche dal Governo, visti i diversi livelli di competenza,
anche se in proposito l’assessore Melasecche sta stimolando vari interventi
utili per l’azienda. Il tema energia è strategico. Oggi in Italia si
pagano 137 euro al Mwh: la metà si paga nel nord Europa, un terzo in Asia e
negli Usa e questo pone una competitività che manca al sistema Italia. Si
tratta ovviamente di un problema che riguarda tutte le aziende energivore e
per Ast è di portata enorme. Anche su questo tema della competitività
energetica abbiamo fatto di tutto e di più per le nostre aziende. Sul
dossier Ast, sin dalle prime battute siamo attivi con Enel e Governo, insieme
all’Azienda su un ampio set di interventi su cui avrò a novembre un
incontro anche con i vertici Enel. Parliamo di un tema particolarmente
complesso e molto sovraordinato rispetto alle nostre competenze regionali, ma
su cui ci stiamo attivando con forza. Ast non è soltanto importante per
l’Umbria, ma anche per il sistema italiano ed europeo”.
Nella replica, Paparelli ha puntato il dito sulla Presidente e sulla Giunta
perché “continuate – ha detto – a buttare la palla in tribuna. Ricordo che
la Presidente nell’ottobre 2022 assicurava di aver parlato con Arvedi e che
aveva la garanzia di un piano di sviluppo sul sito e di un incremento
occupazionale e di un imminente incontro al Mise, che però stiamo ancora
aspettando. Il primo aprile del 2022 dichiarò al Sole 24 Ore:’dobbiamo
accelerare sull’accordo di programma’. Ma ancora nulla. La questione
delle possibili sinergie dovute all’acquisto del sito di Galleto da parte
di Enel è un tema che ho posto in un’interrogazione circa 18 mesi fa. Dopo
21 mesi le questioni sono quattro: non c’è ancora un tempo certo per la
firma dell’accordo di programma; non ci sono ancora risorse definite; non
c’è un programma e una tempistica di investimenti definita; non c’è un
piano industriale dopo circa due anni dalla chiusura del closing. Auspico di
avere a breve risposte su questi punti, come pure ritengo necessario ed
urgente un incontro al tavolo ministeriale dove si faccia il punto reale
della situazione rispetto alle tempistiche e come gestire la fase di
transizione e si riprendano i tre filoni dentro il patto di territorio, che
erano parte integrante dell’area di crisi complessa, e cioè: quale futuro
per l’università e per la ricerca, quale futuro per le infrastrutture
collegate ai temi dello sviluppo del sito produttivo siderurgico e quali le
questioni ambientali da risolvere. Ad oggi, di fatti concreti non ne
vediamo”. AS/
link alla notizia: http://www.consiglio.regione.umbria.it/node/76031