[lid] – Caro lettore, giunti a questo punto, vorrei porre l’attenzione sulle risultanze che pervengono dall’analisi del fascicolo del fallimento 46 del 2016 Gruppo Editoriale Umbria 1819 srl in liquidazione.
Del resto ho sempre denunciato la necessità di intraprendere azioni di responsabilità avverso i precedenti amministratori di GEU 1819 srl sia nell’assemblea del 29.042016 sia con missiva del 7.7.2016 diretta al Curatore fallimentare, senza avere risposte.
Altra nota degna che avrebbe dovuto essere approfondita da parte del Pubblico Ministero Casucci è l’esposto presentato da alcuni dipendenti del quotidiano Il Giornale dell’Umbria.
Nell’esposto di legge «per accedere ai fondi pubblici per l’editoriale viene costituita una cooperativa che fa capo a Giambaldo Traversini, Emanuele Mapelli e Giacomo Marinelli (TMM, Transcommunication Media Management), mentre la pubblicità viene affidata a Daniela Garagiola della Centro Italia, nonché moglie dell’amministratore delegato Emanuele Mapelli. Lo sport viene affidato in service ad Infopress (all’iniziale costo di 700mila euro) di Massimo Boccucci. La cooperativa cede al Gruppo editoriale Umbria 1819 il ramo di azienda per pubblicare il giornale e incassa il fondo per l’editoria, il quale viene rigirato a Geu 1819 S.r.l. a copertura delle spese per stipendi, stampa e distribuzione. La struttura viene calibrata sulla quota annuale del contributo per l’editoria, tanto da fare assunzioni e praticanti che in Umbria non si facevano più da tempo. In 13 anni il contributo pubblico si attesta in quasi 20 milioni di euro, coprendo la totalità dei costi di produzione, mentre gli incassi pubblicitari costituiscono una parte minima del bilancio (appena 400mila euro di pubblicità annua pagante, a fronte di un numero molto alto di fatture a scambio merce)».
Inoltre è ai fini della ricostruzione della verità che va menzionato il verbale di sommarie informazioni reso dal dottor Camilloni alla Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Roma il giorno 28 ottobre 2017 in merito al procedimento penale nr- 297236/1-1 oggetto P.P. 16454/2017.
Si legge testualmente nelle sommarie informazioni rese dal dottor Camilloni che «con riferimento alla relazione del curatore fallimentare, resa per l’appunto dal dottor Faina agli organi del fallimento Gruppo Editoriale Umbria 1819 srl, ai sensi dell’articolo 33 della legge fallimentare a supporto di quanto ho dichiarato e di quanto evidenziato nella citata delibera assembleare, deposito la relazione ex articolo 33 del curatore Faina da cui il Pubblico Ministero potrà estrapolare le asserite irregolarità che probabilmente porteranno all’incriminazione del reato di bancarotta».
Inoltre – prosegue il dottor Camilloni – «chiedo che il Pubblico Ministero voglia convocare il curatore dottor Faina quale persona informata sui fatti e gli rivolga invito formale di deposito di tutta la documentazione acquisita nell’ambito del fallimento da cui è emerso un buco finanziario di svariati milioni di euro, certamente non riconducibile alla liquidazione dottor Camilloni Luigi. In ordine alle contestazioni che mi vengono mosse deposito apponendone formale sottoscrizione mia specifica relazione diretta al Sost. Proc. Dottor Pisani, nella quale ho esplicitato punto per punto le questioni sopra richiamate».
«In ultimo, al fine di riscontrare la giusta fondatezza, il Pubblico Ministero titolare dell’indagine voglia nominare un perito contabile al fine di accertare la verità e fondatezza incontrovertibile di tutte le contestazioni che sono state mosse al signor Traversini Giambaldo. Atteso che nell’esercizio della mia funzione di liquidatore della Gruppo Editoriale Umbria 1819 srl avevo il dovere istituzionale e obbligo giuridico, pena la correità, di segnalare gli illeciti contabili e amministrativi che erano stati riscontrati in sede di verifica amministrativa della società in ragione della erogazione di ingenti contributi pubblici versati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento editoria – versati alla Gruppo Editoriale Umbria 1819 S.r.l.».
Tali sommarie informazioni sarebbero dovute essere oggetto di approfondito dallo stesso curatore del fallimento del Gruppo Editoriale Umbria 1819 srl, anche con la nomina di un esperto contabile per segnalare gli illeciti contabili e amministrativi che erano già stati riscontrati in sede di verifica amministrativa della società fallita da parte del dottor Fabio Casasoli e dell’avvocato Francesco Marrocco ed ampiamente illustrati nei due verbali di assemblea della società del Gruppo Editoriale Umbria 1819 in liquidazione rispettivamente del 14 gennaio 2016 e 29 aprile 2016, illeciti che con la presente memoria del dottor Camilloni si chiede di acquisire e di verificare.
Ripercorriamo brevemente la cronistoria.
Il fallimento è stato dichiarato il 18.6.2016 e i documenti sono stati consegnati in Tribunale il 23.5.201.
Il conto corrente depositato aveva una provvista di euro 21.000.
Avverso la sentenza di fallimento è stato proposto reclamo sostenendo la fattibilità della liquidazione con alla base la percezione del contributo pubblico di euro 500.000
La Curatela del Fallimento si costituiva in giudizio il 7.9.2016 definendo il credito del contributo come non dovuto.
La Curatela, pertanto, alla data del 7.9.2016 aveva 21.000 in cassa e aveva scritto in un atto a rilevanza pubblica che il contributo pubblico non era dovuto.
Con sorpresa, si legge che, alla data del 26 settembre 2016, il Curatore non aveva formato il Comitato dei Creditori, non aveva depositato la relazione ex art. 33 della Legge Fallimentare, ma aveva chiesto ed ottenuto dal Tribunale l’autorizzazione a spendere oltre 62.000 euro per ottenere il Contributo Pubblico, peraltro compenso comunque dovuto come testè si legge.
La condotta del Curatore è stata riprovevole nei confronti del Camilloni poiché da un lato svergognava con falsità il suo ricorso in ordine all’infondatezza del reclamo e delle sue ragioni, mentre dall’altro utilizzava la sua attività per chiedere l’autorizzazione al Giudice per ottenere il contributo pubblico all’editoria anno 2015
E tale richiesta, oltre a ledere l’onore del liquidatore, in astratto potrebbe rappresentare un impegno di spesa anche eccessivo che può configurarsi come una ipotesi di distrazione patrimoniale ai sensi del 216 L.F., impegno ai danni della massa dei creditori di cui oggi il Camilloni fa parte.
Ma vi è di più.
Basti pensare che la relazione è avvenuta con ritardo nel maggio 2017, ovvero dopo il sollecito del Giudice fallimentare del 26.4.2017, all’indomani dell’abbandono di tutte le cause che hanno avvantaggiato solo gli ex soci con le transazioni con Umbria Tv e Centro Italia Pubblicità, con la mancata valorizzazione della testata Il Giornale dell’Umbria, con l’abbandono del credito con gli ex soci.
Alla luce di quanto esposto, e per il buon nome leso del liquidatore, sarebbe opportuno fare luce sul fascicolo fallimentare nominando un CTU che analizzi nuovamente i documenti della società in bonis e l’attività della Curatela se ha agito per tutelare o meno gli interessi della massa.
Per questo motivo a fronte di quanto sopra citato e considerato il clamore mediatico avevo chiesto di nominare un CTU – in data 8 marzo 2022 ed indirizzata al dottor Raffaele Cantone e alla Guardia di Finanza sezione Pg Tribunale di Perugia – che verifichi:
- i bilanci degli ultimi cinque anni;
- sulla legittimità del rimborso per le compensazioni tra consorelle;
- sull’impegno successivo di spesa del Curatore fallimentare di euro 70mila quando in cassa ne aveva 50mila;
- nessuna relazione svolta in base all’ex art. 33 L.F. anzi erano chieste proroghe;
- nella comparsa di costituzione del Curatore fallimentare ha espressamente dichiarato che il contributo pubblico non era dovuto;
- non era stato formato il Comitato dei Creditori e che nulla sapeva e che ha contestato la spesa;
- Se tale impegno di spesa per il contributo pubblico era giustificato;
- Se il contributo pubblico sia dovuto per rimborso spese e non per compensazioni;
- Infopress e Rotopress non sono state pagate e se era lecito percepire il contributo pubblico;
- In base a quanto detto dal sindaco Nicchi che ha certificato le perdite in euro 820milioni al 30.09.2015 in data 20.11.2015, ai sensi del patto parasociale, dovevano essere pagate dagli ex soci visto il loro impegno, chiedo al CTU i motivi per cui non sono state recuperate.
Infine avevo chiesto un parere di congruità delle fatture/costo dei servizi di Umbria TV e Centro Italia pubblicità che poi sono state compensate. Compensazioni che potrebbero essere in aperta violazione dell’articolo 67 della legge fallimentare.
Rimango in attesa di una risposta da parte della Guardia di Finanza di Perugia.