(AGENPARL) – gio 01 agosto 2024 “68° ANNIVERSARIO DELLA TRAGEDIA DI MARCINELLE”
Tratto dal romanzo “Un Angelo in Miniera” di Sebastien Mattioli
Giovedì 8 agosto ore 21
Presso gli spazi esterni del locale “El Grottino”
via Ruggero Guerrieri a Gualdo Tadino
“Storia sotto le stelle”
Evento organizzato dal:
Gruppo Archeologico Appennino Umbro Marchigiano ODV sede locale di Gualdo Tadino
Giovedì 8 agosto alle 21 si terrà nella cornice degli spazi esterni del locale “El Grottino” in via Ruggero Guerrieri a Gualdo Tadino l’evento organizzato dal Gaaum “Storia sotto le stelle” che per l’occasione tratterà il “68° anniversario della tragedia di Marcinelle” che prenderà spunto del romanzo storico “Un angelo in miniera” di Sebastien Mattioli edito da Albatros-Il Filo nella collana Nuove Voci – Vite. L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Gualdo Tadino, dal dal Polo Museale Città di Gualdo Tadino, dal Museo Regionale dell’Emigrazione Pietro Conti e dai Gruppi Archeologici D’Italia.
Il libro è dedicato alla storia dell’emigrazione italiana dal secondo dopoguerra nelle miniere di Francia e Belgio. Dialogherà con l’autore Mario Fioriti; interverranno: Catia Monacelli direttrice del Polo Museale Città di Gualdo Tadino, Enzo Bazzucchi come testimonianza storica di emigrato in Belgio; la serata sarà accompagnata da letture, poesie e monologhi affidate a Silvia Marcellini e Sascia Rondelli.
Sarà un serata dedicata al ricordo di quello che è stata la “Tragedia nella miniera di carbone Bois du Cazier di Marcinelle in Belgio la mattina dell’8 agosto 1956”, si trattò d’un incendio, causato dalla combustione d’olio ad alta pressione innescata da una scintilla elettrica. L’incendio, sviluppandosi inizialmente nel condotto d’entrata d’aria principale, riempì di fumo tutto l’impianto sotterraneo, provocando la morte di 262 persone delle 275 presenti, di cui 136 immigrati italiani. L’incidente è il terzo per numero di vittime tra gli immigrati italiani all’estero dopo i disastri di Monongah e di Dawson.
“La scelta di scrivere un romanzo sull’emigrazione italiana è coincisa con la volontà di ricordare la storia di mio nonno Angelo Mattioli, emigrato nelle miniere di ferro di Audun le Tiche e di tanti come lui, inquadrandola in una stagione di riscoperta dell’emigrazione umbra, che nella sua evoluzione storica ha avuto proprio nei comuni della dorsale appenninica, di cui è parte Gualdo Tadino, uno degli epicentri maggiori – sottolinea l’autore – Nel 2024 in uno scenario che prefigura l’abbattimento delle frontiere nell’ottica della globalizzazione totale, perché interrogarsi sull’emigrazione italiana?
Si potrebbe rispondere che l’uomo non cambia mai e che, in un’epoca che macina tutto e consuma velocemente, diviene fondamentale recuperare e conservare la memoria del proprio passato, perché un popolo senza memoria non ha futuro. Si potrebbe anche aggiungere che tanto più oggi, in un’era dominata dalle nuove tecnologie, acquista maggior valore fare riferimento a una dimensione perduta dell’esistenza umana, a dimenticati modi di pensare e di agire a misura d’uomo.”
“Recuperare le proprie radici può divenire utile per capire se stessi e anche per comprendere come i valori e le storie depositate da decenni nel nostro immaginario determinino, poi, non solo i comportamenti, ma anche la storia e la costituzione sociale e politica dei popoli. Pensare il futuro sulla base di ciò che è stato, perché ciò che è stato può ripetersi, e di fatto si ripete. Magari forme e modalità sono apparentemente cambiate, magari l’Italia è coinvolta diversamente, di certo oggi ne abbiamo una percezione del tutto nuova. Ma la storia ci ricorda che questo noi siamo stati, un “Paese di Migranti”. In poco più di cento anni dal 1876 al 1988 sono emigrati circa 27 milioni di italiani, molti sono rientrati, e ciò malgrado, secondo un calcolo approssimativo che comprende figli e nipoti, gli italiani all’estero sono circa 50 milioni di cui due terzi nelle Americhe. Un’altra Italia vive e cammina sotto altri cieli di cui una discreta percentuale di questi connazionali sono umbri. Per questo essere italiani è una storia.”