(AGENPARL) – gio 31 agosto 2023 Bori (Pd): “il combinato disposto tra un Governo nazionale che non investe
un solo euro in sanità e una Regione capace solo di tagliare servizi e
prestazioni ai cittadini, rende l’Umbria una regione in cui il diritto alla
salute ‘da compromesso rischia di essere negato’”
(Acs) Perugia, 31 agosto 2023 – “Il Partito Democratico dell’Umbria,
forte della campagna di mobilitazione lanciata dalla segretaria nazionale,
Elly Schlein, su lavoro, sanità, diritti, difesa del Pnrr, lotta alle
diseguaglianze e contrasto della riforma Calderoli, intende aprirsi ad un
confronto vero e propositivo con quanti intendono condividere
l’opportunità di avviare, senza steccati e preconcetti, una mobilitazione
ampia e democratica, basata su proposte e azioni concrete, a difesa della
salute e della sanità pubblica”: così il consigliere regionale Tommaso
Bori (Pd-vice presidente Commissione Sanità) secondo il quale “in gioco
c’è il futuro di tutti noi. Stiamo parlando – sottolinea – della cosa a
noi più cara, senza la quale nulla ha valore: la nostra salute. Dobbiamo
difenderla rivendicando il valore di una sanità pubblica e universalistica
che sia all’altezza dei bisogni di cura e assistenza dei cittadini”.
“Per questo motivo – prosegue Bori, ricordando anche il suo ruolo di
segretario regionale del Partito – non pensiamo di limitarci alla sola
protesta. Chiederemo a tutte e tutti di mobilitarsi attivamente e di
sottoscrivere una Proposta di legge regionale, che approderà poi in
Parlamento, pensata per arginare il progressivo smantellamento della sanità
pubblica e invertire la rotta della privatizzazione. Chiederemo al Governo
– spiega – di destinare almeno 4 miliardi in più l’anno, per 5 anni, al
Fondo Sanitario Nazionale, fino a raggiungere, nel 2027, il 7,5 per cento in
rapporto al Pil. Un dato che ci porterebbe in linea con gli altri Stati
Europei. Vogliamo fare in modo che le Regioni non debbano più sottostare ai
vincoli imposti dalle leggi nazionali sui tetti alle assunzioni affinché si
ponga fine al fenomeno dilagante della precariato sanitario e dei
‘gettonisti’. Occorre inoltre fermare il disegno di legge Calderoli
sull’Autonomia Differenziata, che taglia risorse alla sanità e al sociale
e punta ad alimentare la sperequazione territoriale tra nord, centro e sud
Italia”.
“Per questi motivi – aggiunge Bori – intendo fare appello a tutte le forze
politiche e sindacali, sociali e cooperative, associazioni e organizzazioni,
singoli cittadini: incontriamoci e progettiamo un calendario di mobilitazione
per difendere il diritto alla salute e i servizi sanitari pubblici, per tutte
e tutti, senza distinzioni. Per dire basta ai tagli e chiedere il rilancio
del Servizio sanitario nazionale e regionale, risorse, strumentazioni e
assunzioni per un sistema che in Umbria rischia il collasso”.
“È ormai del tutto evidente – rileva – che il combinato disposto tra un
Governo nazionale che non investe un solo euro in sanità e una Regione
capace solo di tagliare servizi e prestazioni ai cittadini, rende l’Umbria
una regione in cui il diritto alla salute ‘da compromesso rischia di essere
negato’ così come ha recentemente affermato anche la Procuratrice Generale
della Corte dei Conti”.
“Purtroppo – commenta Bori – la pandemia sembra non aver insegnato nulla
a questo Governo, visto che la prima azione fatta è stato il taglio del
Fondo sanitario nazionale. Con le Regioni di ogni colore politico, nessuna
esclusa, che chiedono per il 2023 almeno 5 miliardi di euro per la tenuta del
sistema sanitario, mentre il Governo decide di stanziarne meno della metà.
Poi il taglio del 30 per cento alle case di comunità, agli ospedali di
comunità e agli altri interventi stabiliti con la revisione del Pnrr. Ma i
cittadini – avverte – sanno bene che il sistema sanitario è strategico e la
sanità territoriale è fondamentale per farlo funzionare al meglio. Per
questo, ciò che sta accadendo è inaccettabile: dobbiamo allora essere in
tanti e uniti per chiedere, con forza, nuove risorse per la sanità, a
partire da quella territoriale, per le cure domiciliari, per la continuità
assistenziale, per nuovi medici di medicina generale, soprattutto nelle zone
carenti. Pretendere che si torni a modelli organizzativi efficienti che
assicurino la presa in carico dei cittadini con un adeguato livello di
sicurezza, di qualità e di appropriatezza dell’assistenza e delle
prestazioni mediche e diagnostiche”.
“Quello che sta accadendo sotto i nostri occhi – prosegue Bori – succede
nonostante gli sforzi compiuti ogni giorno dal personale medico e dagli
operatori della sanità che stanno lavorando, dal Covid in avanti, in
condizioni estreme, per carenza di personale, di investimenti in tecnologie e
perfino di materiali di consumo. È una voragine di debiti quella che ha
creato la Regione negli ultimi quattro anni, che il Governo non intende
sanare, con la conseguenza che il sistema sanitario umbro è chiamato a
tagliare le prestazioni e a risparmiare su tutto, perfino sui bisturi”.
“Inoltre – continua Bori -, il nodo irrisolto delle liste d’attesa
obbliga sempre più spesso le famiglie a rivolgersi alla sanità privata
affrontando spese che pesano fortemente sui bilanci familiari. Secondo la
recente analisi elaborata dall’Umsa sulla ‘Capacity to pay’, ciò sta
comportando un concreto rischio di impoverimento per circa 6 mila famiglie
umbre che, dovendo farsi carico delle spese mediche, stanno scivolando sotto
la soglia di povertà. Nella nostra regione per oltre 14 mila nuclei
familiari i costi per visite e medicine incidono per il 20 per cento della
propria capacità di spesa. Un dato tra i più alti e critici del Centro
Italia. Per tutte queste ragioni, dunque, dovremo scendere in piazza a
manifestare per rivendicare il diritto alla salute e il rilancio della
sanità pubblica per tutte e tutti”. RED/
link alla notizia: http://www.consiglio.regione.umbria.it/node/75684