Editoriale: Il no all’iscrizione al ruolo legato al mancato pagamento del contributo unificato è negazione al diritto all’accesso alla Giustizia
(AGENPARL) – Roma, 15 novembre 2021 – L’idea di prevedere all’interno del DDl Bilancio un articolo dove «in caso di omesso pagamento del contributo unificato, ovvero nel caso in cui l’importo versato non è corrispondente al valore della causa dichiarato dalla parte ai sensi dell’articolo 15, comma 1, anche quando sono utilizzate modalità di pagamento con sistemi telematici, il personale incaricato non deve procedere all’iscrizione al ruolo», sta destando viva preoccupazione ma soprattutto profonda amarezza tra gli avvocati. E non solo.
L’impressione è quella che si intende reintrodurre quello che secondo la tradizione fu Servio Tullio a compiere una prima riforma timocratica dei cittadini romani, che li suddivise per patrimonio, dignità, età, mestiere, funzione, inserendo tali dati in pubblici registri.
Si continua a piagare la Costituzione visto che l’articolo 24 C recita che «Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento».
A tal uopo vorrei citare un caso concreto.
Poniamo l’ipotesi che l’attore debba intentare una lite giudiziaria nei confronti di un soggetto che non lo paga e per tale ragione è a corto di denaro. Che fa?
Altro esempio. Ma se prima lo Stato ha incentivato la presentazione delle domande per le agevolazioni fiscale per l’edilizia e poi, in corso di opera, vengono modificate le regole e quindi la situazione potrebbe mutare o addirittura peggiorare per quei cittadini che hanno proceduto a fare i lavori di manutenzione o di ristrutturazione, che succede?
In poche parole, prima si negano i diritti all’accesso alla Giustizia e poi si negano le possibilità ai cittadini di avere vantaggi fiscali e di muovere l’economia per ripartire.
La sensazione è che si prosegue verso una strada pericolosa, visto che continua l’opera di stratificazione definita dal censo, e questo è irricevibile in un momento dove ormai l’ascensore sociale in Italia è fermo, anche a causa del Covid.
Anzi, è molto più probabile scendere anziché salire. Una cosa mai accaduta e questo è quanto è emerso dal Rapporto annuale 2020 dell’Istat.
Oggi, l’ascensore sociale in Italia è bloccato e le aspirazioni dei giovani a un futuro più equo appaiono fortemente compromesse.
A quanto il voto censitario, ovvero il diritto politico riconosciuto in base al proprio censo, ossia in base alla ricchezza posseduta?
O vogliamo risolvere questi inconveniente non da poco?