(AGENPARL) – Roma, 01 aprile 2020 – È difficile oggi capire con esattezza la portata delle ripercussioni di ciò che è accaduto nei mercati petroliferi dall’inizio dell’epidemia di coronavirus (COVID-19) avvenuta a gennaio.
A quel tempo, la domanda e l’offerta apparivano ragionevolmente equilibrate. L’OPEC e i suoi partner (principalmente la Russia) stavano prendendo provvedimenti per garantire il mantenimento dell’equilibrio.
All’inizio gli analisti erano molto fiduciosi che il prezzo del petrolio non sarebbe sceso sotto i $ 50 al barile almeno per quest’anno.
Ma da gennaio il mondo ha sperimentato il più rapido e drammatico mutamento delle condizioni del mercato petrolifero che abbia mai registrato negli ultimi cinquant’anni.
E quando una «svendita» del mercato del petrolio si trasforma in panico, i comportamenti possono diventare irrazionali.
Secondo John Maynard Keynes «Il mercato può rimanere irrazionale più a lungo di quanto tu possa rimanere solvente». Ed oggi questa massima vale più che mai.
Certo, le scorte energetiche sono molto economiche ed il petrolio è la merce più importante al mondo, ma la produzione è cresciuta così tanto negli ultimi anni e quindi significa che diventeranno ancora più economiche.
Ciò che sembra innegabile è che abbiamo ancora un periodo lungo di brutte notizie e non è detto che le condizioni inizino a migliorare.
Con i prezzi del petrolio fino ai 20 dollari, gli investitori stanno usando molta cautela ad elargire denaro fresco nel settore energetico.
In altre parole non si sa con esattezza quanto durerà questa situazione di incertezza e come andranno mercati finanziari così come quelli petroliferi che non sono certamente i soli a perdere rapidamente la capitalizzazione.
Non sappiamo quando riusciremo a vedere la luce alla fine del tunnel. E quindi investire diventa un gioco d’azzardo, a meno che non ti puoi permettere il lusso di perdere.